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L’infermiera killer di bimbi Lucy Letby presenta 2 superperizie per ribaltare condanna: “Omicidi mai avvenuti”

Il caso di Lucy Letby, l’infermiera killer britannica condannata per aver ucciso sette bambini ricoverati nell’ospedale dove lei lavorava e per il tentato omicidio di altri sette minori, ora al vaglio della commissione inglese che valuta possibili errori giudiziari. La difesa ha presentato due report di 14 esperti che danno spiegazioni alternative per ciascun decesso.
A cura di Antonio Palma
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Medici insufficienti e impreparati, mancanze di organico in ospedale, dati errati e prove incongruenti, sono i punti chiave di una nuova superperizia presentata dai legali per riaprire il caso di Lucy Letby, l’infermiera killer britannica condannata per aver ucciso sette bambini ricoverati nell’ospedale dove lei lavorava e per il tentato omicidio di altri sette minori.

Dopo due processi presso la corte di Manchester, la donna sta scontando una pena all’ergastolo per le morti dei piccoli avvenute tra giugno 2015 e giugno 2016 mentre lei lavorava nel reparto neonatale del Countess of Chester Hospital, nel nord dell'Inghilterra. La 35enne, considerata per questo la peggiore serial killer di bambini della Gran Bretagna, ha sempre sostenuto la sua innocenza, ma le è stato negato in passato il permesso di presentare ricorso contro le sue condanne.

Ora l’avvocato della donna ha presentato nuove prove alla Criminal Cases Review Commission, la commissione che valuta possibili errori giudiziari e decide se riaprire un caso, affidandosi a un lungo e dettagliato report redatto da un gruppo di neonatologi e specialisti in pediatria. Una perizia le cui conclusioni vanno oltre l’innocenza della donna affermando che nessuno dei bimbi presi in esame sarebbe stato ucciso ma vittima di eventi naturali e mancanze dei medici. Per la difesa esistono spiegazioni alternative per ciascuna delle condanne di Letby per omicidio o tentato omicidio.

Alla base di tutto un altro report, redatto da sette esperti medici, i quali sostengono che i risultati dei test dell'insulina effettuati su due bimbi che per il Tribunale sono stati avvelenati da Letby, non erano affidabili. I due casi sono estremamente significativi in ​​quanto sono stati presentati come la prova più forte di un danno intenzionale e il giudice del processo ha detto ai giurati che avrebbero potuto usare questi casi per orientare la loro decisione sulle altre accuse contro Letby. La relazione dei sette esperti sostiene che il test immunoenzimatico Roche utilizzato nei due casi, e presentato come prova di avvelenamento deliberato da insulina, non è affidabile.

Nell’altro rapporto di 698 pagine, redatto da altri 14 esperti, sono stati riesaminati i casi di tutti i bambini morti fornendo per ogni decesso cause alternative. La relazione mette in evidenza la gravità delle condizioni dei bimbi ricoverati ma anche errori medici come la mancanza di diagnosi puntuali e dunque la mancata somministrazione di farmaci adeguati, dovuti spesso alla mancanza di personale medico.

Gli avvocati delle famiglie delle vittime di Letby hanno però stroncato le conclusioni del report, definendole "piene di lacune analitiche" e "una rielaborazione" del caso già discusso ampiamente in Tribunale. Il sovrintendente investigativo Paul Hughes, l’agente responsabile delle indagini, ha affermato invece che l’inchiesta della polizia, che ha preso in considerazione i pareri di numerosi esperti medici, ha avuto "una complessità e portata mai viste" e che il processo le conclusioni “continuano a essere oggetto di esame e critiche, molte delle quali basate su informazioni errate e su una conoscenza molto parziale dei fatti e sulla totalità delle prove presentate in tribunale e alla Corte d'appello”.

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