Libia: scimmia attacca studentessa. Tribù iniziano combattimenti, 21 morti
Ci sono episodi emblematici in grado di raccontare più di tutti gli altri il livello del conflitto civile in Libia, cominciato all'indomani dell'omicidio di Gheddafi e da quasi cinque anni in corso. Siamo nella città di Sabha, nell'area centro occidentale del paese: gli uomini della tribù Guedadfa – quella a cui apparteneva proprio Mouammar Gheddafi – avrebbero aizzato una scimmietta contro la figlia di un membro del gruppo rivale, quello di Awled Souleiman. Stando a quanto riferiscono fonti della stampa dalla provocazione sarebbero cominciati dei combattimenti culminati con la morte di almeno 21 persone.
Stando a quanto riferiscono il Al Jazeera che il Guardian l'animaletto avrebbe strappato il velo di una studentessa della tribù locale di Awlad Suleiman: i familiari, andati su tutte le furie, oltre ad uccidere la scimmia si sono vendicati sparando a tre persone ritenute responsabili dell'affronto. Secondo le stesse fonti il "regolamento di conti" non si è esaurito con i tre omicidi, al contrario è durato per altri tre giorni, fin quando cioè i combattenti non sono arrivati ad utilizzare armi pesanti, allestendo persino i pick up come carri armati allo scopo di compiere attacchi sempre più violenti. L'area in cui si sta combattendo sarebbe anche ora inaccessibile e per i suoi abitanti risulterebbe impossibile persino uscire di casa.
Come per molte altre città della Libia, quella di Sabha – circa 660 chilometri a sud di Tripoli – è periodicamente teatro di violentissimi scontri da quando le forze occidentali e alcuni gruppi locali hanno rovesciato Muammar Gheddafi, dividendo ulteriormente un paese che conta decine di gruppi tribali perennemente in conflitto: tra questi i Gaddadfa ed l'Awlad Suleiman sono tra i più potenti della regione e gestiscono anche il traffico di migranti.