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Libia: salta il faccia a faccia tra al-Sarraj e Haftar, entrambi a Mosca convocati da Putin

Nessun incontro tra Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar, oggi entrambi a Mosca su richiesta di Vladimir Putin. Il premier del governo di Tripoli avrebbe rifiutato di incontrare il generale della Cirenaica, accettando di negoziare solo con russi e turchi, due attori sempre più influenti nella regione.
A cura di Annalisa Girardi
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È saltato il faccia a faccia tra il primo ministro Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar, oggi entrambi a Mosca su richiesta di Vladimir Putin. Secondo quanto riferito all'emittente al-Arabiya dal capo dell'Alto consiglio di Stato, Khaled al Mishri, il premier del governo di Tripoli avrebbe rifiutato di incontrare il generale della Cirenaica, accettando di negoziare solo con russi e turchi. E anche se effettivamente cresce l'influenza di Mosca e Ankara nel quadro sempre più complesso del conflitto, i negoziati per la tregua sembrano complicarsi.

Putin ha convocato nella capitale russa al-Sarraj e Haftar con lo scopo di consolidare la tregua. Un accordo tuttavia rimane ancora lontano: sempre secondo al-Arabiya, ci sarebbero "diverse lacune" nella bozza dell'accordo, che potrebbero trasformarsi in un impedimento alla firma del documento da parte delle due fazioni. I colloqui starebbero progredendo tra le delegazioni, ma il generale Haftar avrebbe richiesto più tempo per riflettere prima di mettere la firma su una tregua: questo quanto riportato dal ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov.

L'accordo sulla tregua

Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, in una conferenza stampa da Mosca, ha affermato che il premier del Governo di accordo nazionale, al-Sarraj, ha firmato l'accordo per il cessate il fuoco, mentre il capo dell'autoproclamato Esercito nazionale libico, Haftar, ha deciso di non firmare chiedendo tempo fino a domani mattina. I punti in discussione contenuti nell'accordo riguarderebbero il ritiro delle truppe, uno stop al dispiegamento di militari turchi in Libia, un cessate il fuoco sotto il controllo della Russia e delle Nazioni Unite, e una soluzione politica.

Mosca, in una decisione presa a fianco di Ankara, aveva fissato per domenica 12 gennaio il momento in cui far entrare in vigore il cessate il fuoco: Putin aveva quindi invitato al-Sarraj e Haftar nella capitale russa per firmare ufficialmente la tregua. Anche se Putin non è riuscito, alla fine, a organizzare un faccia a faccia tra i due, il suo successo nel far convogliare entrambe le parti a Mosca evidenzia comunque il peso diplomatico sempre più importante che Russia e Turchia stanno acquisendo, strappando l'iniziativa dalle mani dell"Unione europea, sempre più in difficoltà nella creazione di un processo politico in grado di condurre alla risoluzione del conflitto.

La strategia di Putin

Al momento non è ancora chiaro se Putin sia intenzionato a escludere l'Europa e le Nazioni Uniti dalle trattative per il processo di pace, o se sia disposto a esercitare la sua influenza in Libia a fianco degli altri attori tradizionalmente presenti nella regione. Nei giorni scorsi Putin ha incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel, sancendo il punto di partenza che dovrebbe portare alla conferenza di Berlino, prevista per il prossimo 19 gennaio, a cui parteciperanno anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Durante l'incontro con Merkel, Putin aveva affermato: "Spero  che i nostri sforzi comuni servano a evitare scenari peggiori", sottolineando che sebbene il conflitto armato sia ormai da considerare "un fatto" in Libia, vada comunque trovata "una soluzione politica" a una delle crisi "più rilevanti per i riflessi negativi che può avere sull'Europa".

L'incontro tra Conte ed Erdogan

"Abbiamo condiviso con il presidente Erdogan l'urgente necessità di porre fine all'escalation sul terreno per garantire un cessate il fuoco duraturo. L'iniziativa, la dichiarazione russo-turca, va in questa direzione e auspico che rappresenti una concreta finestra di opportunità per ridare slancio al confronto pacifico sotto l'egida dell'Onu", ha affermato Conte in seguito all‘incontro con Erdogan. Entrambi hanno "condiviso l’assoluta opportunità che si acceleri sul processo di Berlino", in cui secondo il presidente del Consiglio devono avere un ruolo fondamentale sua l'Ue, che la Turchia e la Russia.

Conte però, nel suo colloquio con il presidente Turco ad Ankara, rimarca il sostegno dell'Italia al percorso intrapreso sotto il controllo dell'Onu. Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio aveva denunciato le interferenze di attori terzi e di interessi privati nel conflitto libico, identificando invece l'Ue come unica garante del futuro della Libia. In seguito all'incontro con al-Sarraj a Roma, Conte aveva detto: "Dobbiamo fermare il conflitto interno e le interferenze esterne. L'Italia ha sempre lavorato per una soluzione politica, quindi per contrastare l'opzione militare. La soluzione politica è l'unica prospettiva che può garantire benessere al popolo libico: questo è il nostro unico obiettivo, non ne abbiamo altri e non abbiamo agende nascoste. Come governo rivendico una posizione coerente e ci adopereremo per un coinvolgimento ancor maggiore dell'Unione europea, perché ciò offre la garanzia di non rimettere il futuro del popolo libico alla volontà dei singoli attori. Senza nulla togliere all'intervento dei singoli, riteniamo che l'intervento dell'Ue sia la massima  garanzia che si possa offrire oggi all'autonomia e all'indipendenza del popolo libico".

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