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Libia, Pinotti: “Italia in prima linea, ma evitare azioni non coordinate”

Il Ministro della Difesa: “Non possiamo immaginarci di far passare la primavera con una situazione libica ancora in stallo, ma non parlerei di accelerazioni, tanto meno unilaterali. Vanno evitate azioni non coordinate. Ci muoveremo, ma insieme ai nostri alleati”.
A cura di Davide Falcioni
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L'Italia parteciperà a una nuova missione militare in Libia: sembra ormai ufficiale, viste anche le dichiarazioni del ministro della Difesa Roberta Pinotti rilasciate in un'intervista al Corriere: "Non possiamo immaginarci di far passare la primavera con una situazione libica ancora in stallo, ma non parlerei di accelerazioni, tanto meno unilaterali. Vanno evitate azioni non coordinate. Ci muoveremo, ma insieme ai nostri alleati". Il ministro spiega che da mesi l'Italia lavora gomito a statunitensi, inglesi e francesi per tentare di raccogliere informazioni sulla situazione in Libia: "La preoccupazione era presente e costante anche nei mesi precedenti. Anzi, rispetto ad allora e nonostante le difficoltà, il processo politico non solo non si è fermato ma è andato avanti. Ma non c’è dubbio che alcuni sviluppi vadano seguiti con attenzione: alcune sconfitte di Daesh in Iraq possono infatti spingere lo Stato islamico a fare della Libia un nuovo fronte, mentre si registra il tentativo, spesso più simbolico che di sostanza, da parte dei jihadisti di avanzare verso nuovi territori dalle zone di Sirte e dintorni, dove Daesh è stata finora concentrata. Il tempo sicuramente stringe".

Secondo Pinotti è necessario, affinché la futura missione abbia successo, che la richiesta di intervento arrivi direttamente dal governo libico, governo che però – almeno allo stato attuale – non rappresenta che solo alcune delle fazioni che gestiscono il paese: "Non dobbiamo fornire argomenti alla propaganda jihadista, che avrebbe interesse a presentare qualsiasi azione come una invasione occidentale. Il percorso della coalizione segue i tempi del processo politico e si prepara a fornire il tipo di aiuti che i libici hanno già indicato di preferire: protezione del governo quando si insedierà a Tripoli, formazione e addestramento". Quando sarà il momento di essere operativi l'Italia sarà comunque in prima linea:  "Il ruolo di guida nella missione libica ci viene riconosciuto perché siamo fra i Paesi che hanno qualcosa da dire. L’impegno e la professionalità mostrati nelle missioni militari sono alla base della grande considerazione e rispetto di cui gode l’Italia negli Stati Uniti e nella comunità internazionale". A quanto pare, salvo clamorosi stravolgimenti, nei prossimi mesi il nostro paese potrebbe partecipare a una nuova guerra.

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