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Libia, Napolitano all’ONU: “Non potevamo rimanere a guardare”

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un intervento nella sede dell’ONU a New York ha parlato della crisi libica, del Giappone e della pena di morte.
A cura di Cristian Basile
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Napolitano ONU

Si è da poco concluso l'intervento all'Assemblea generale delle Nazioni Unite del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale, parlando delle situazione nel mondo arabo, ha espresso la propria "preoccupazione per l'ondata di disordini che ha sconvolto molti Paesi in Nord Africa, Medio Oriente e nel Golfo, dove la popolazione è scesa in strada".

"Il mondo ha una chiara responsabilità nell'aiutare questa nuova alba a divenire realtà, ma anche nell'intervenire ovunque dittature, violenze e oscurantismo tentino di contrastare il nuovo. La Comunità internazionale deve fare propria la domanda di libertà, giustizia e più eque opportunità che sale da società così a lungo tenute sotto il giogo della violenza e dell'oppressione".

Napolitano ha spiegato anche circa la crisi libica, che la comunità internazionale ha fatto bene ad intervenire: "Non potevamo assistere a braccia conserte, senza reagire alle molte vittime e alle distruzioni massicce inflitte dal leader libico alla sua stessa popolazione. Non potevamo stare a guardare". "In Libia – ha sottolineato – siamo impegnati a proteggere la popolazione civile e a far rispettare la carta delle Nazioni Unite, agendo nella piena legittimità internazionale conferita dalla risoluzione 1973. Stiamo applicando lo statuto dell'Onu, stiamo agendo sotto l'egida dell'Onu".

Il Presidente non ha nascosto la sua preoccupazione sull'evolversi della situazione nel paese di Gheddafi: "Non nascondo la nostra preoccupazione rispetto a questa piega degli eventi. Nessuno gradisce l'instabilità alla propria porta di casa. In alcuni casi tuttavia la stabilità era più fragile e precaria di quanto non apparisse, e noi stessi avremmo dovuto essere maggiormente consapevoli delle possibili conseguenze di forme autoritarie di governo e della corruzione diffusa nei circoli ristretti al potere".

Napolitano però ha voluto specificare che intervenire in Libia "non significa pretendere di esportare uno specifico modello di democrazia ma promuovere e proteggere i diritti fondamentali, civili e politici, e le libertà religiose, come pre-condizione per l'autonoma realizzazione di sistemi democratici".

Il capo dello Stato ha parlato anche espresso la sua solidarietà al popolo giapponese, sconvolto dal terremoto e dallo tsunami dello scorso 11 marzo. "E' tempo che la comunità internazionale ricambi e restituisca la generosità che il Giappone non ha mai mancato di esprimere". Napolitano, ha anche evidenziato la necessità di continuare con le moratorie internazionali per la pena di morte.

Nello stesso giorno in cui Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulla pena di morte nel mondo, Napolitano ha affermato: "L'Italia è fiduciosa nel sostegno della società civile e nella crescente condivisione degli Stati membri circa l'abolizione della pena capitale. La nostra contrarietà alla pena di morte nasce da una solida e antica convinzione sulla inviolabilità del diritto alla vita".

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha definito Napolitano una "figura storica dell'Italia del dopoguerra" ricordando che "ha sempre sostenuto lo sviluppo del proprio paese attraverso la trasparenza e l'onestà".

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