Libia, migliaia di migranti nei centri di detenzione a Tripoli: vittime di violenze fisiche e sessuali
In meno di una settimana il numero di migranti che ha varcato il cancello dei campi di detenzione in Libia è aumentato in maniera esponenziale. Al momento sono più di 5.000 le persone arrestate dalle autorità libiche negli ultimi giorni mentre tentavano di lasciare il Paese e imprigionate a Tripoli in condizioni disumane. Si tratta di rifugiati e migranti che secondo quanto denunciato in una nota da Medici Senza Frontiere sono stati anche vittime di violenze fisiche e sessuali. La guardia costiera libica, la stessa sostenuta dall'Unione Europea, li ha intercettati mentre tentavano di raggiungere l'Europa a bordo di imbarcazioni di fortuna: sono stati portati nei centri di detenzione dove sono rinchiusi senza assistenza né cure mediche. Dall'1 ottobre a oggi gli arresti sono triplicati e così anche il numero dei migranti e dei rifugiati detenuti, la maggior parte dei quali sono in fuga da guerre o dittature in tutta l'Africa.
Medici Senza Frontiere ha raccolto le parole di tante persone che hanno denunciato di aver subito durante i blitz delle autorità libiche che hanno portato al loro arresto, "gravi violenze fisiche, compresa la violenza sessuale". Le Nazioni Unite hanno aggiunto che un giovane migrante è stato ucciso e almeno altri cinque hanno riportato ferite da arma da fuoco. "Stiamo assistendo alle forze di sicurezza adottare misure estreme per detenere arbitrariamente le persone più vulnerabili in condizioni disumane in strutture gravemente sovraffollate", ha affermato Ellen van der Velden, responsabile delle operazioni di MSF per la Libia: "Intere famiglie di migranti e rifugiati che vivono a Tripoli sono state catturate, ammanettate e trasportate in vari centri di detenzione. Tante persone sono state ferite o persino uccise, mentre le famiglie sono state divise e le case distrutte". Shara Zawiya e Al-Mabani i centri di detenzione visitati da Medici Senza Frontiere: a Shara Zawiya, hanno trovato più di 550 donne, alcune delle quali incinte, che insieme a bambini e neonati sono stati stipati in celle piccolissime. Ad Al-Mabani gli uomini sono costretti a stare in piedi a causa del sovraffollamento, mentre centinaia di donne e bambini sono costretti a stare all'aperto senza un posto all'ombra.
La testimonianza più forte arriva da un uomo di nazionalità eritrea che ha raccontato a Medici Senza Frontiere che molti dei detenuti non hanno acqua, cibo o una coperta per la notte: "Qualcuno ha provato a scappare ma è stato catturato e picchiato e quelli che ce l'hanno fatta sono stati feriti. Altri hanno pagato per essere rilasciati, ma sfortunatamente sono stati catturati per strada e sono tornati di nuovo in prigione". Secondo quanto emerso da un report d'inchiesta indipendente commissionato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite "omicidio, riduzione in schiavitù, tortura, detenzione, stupro, persecuzione e altri atti disumani commessi contro i migranti [in Libia] fanno parte di un sistematico e diffuso attacco diretto a questa popolazione, a sostegno di una politica statale” che può equivalere a crimini contro l'umanità. All'interno dei centri di detenzione, afferma il rapporto, "tutti i migranti – uomini e donne, ragazzi e ragazze – sono tenuti in condizioni durissime, molti muoiono. I bambini spesso con adulti che non conoscono, il che li mette ad alto rischio di abusi. Prevalgono la tortura (come le scosse elettriche) e la violenza sessuale (compresi stupri e prostituzione forzata)".