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Libia, la rivolta fa crollare Piazza Affari: a picco Eni e Unicredit

La rivolta in Libia fa crollare i titoli della Borsa italiana legati alle società che operano nel paese di Muammar Gheddafi. L’Italia è il paese europeo più esposto alle tensioni in Libia a causa della vicinanza geografica e degli stretti rapporti finanziari col regime del colonnello.
A cura di Alessio Viscardi
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La rivolta in Libia fa crollare i titoli della Borsa italiana legati alle società che operano nel paese di Muammar Gheddafi. L'Italia è il paese europeo più esposto alle tensioni in Libia a causa della vicinanza geografica e degli stretti rapporti finanziari col regime del colonnello. Piazza Affari perde molto oggi, è la peggior Borsa di Europa, a causa del traino al ribasso di titoli come Eni e Unicredit che hanno sedi e affari forti nello stato nordafricano. In calo anche Parigi, Francoforte e Londra, che perdono oltre mezzo punto percentuale, ma il panico attacca soprattutto Milano che vede gli indici calare di tre punti percentuali.

Nonostante l'indice pmi, che misura le attese dei direttori degli acquisti delle aziende europee, indichi una buona tenuta delle aziende, la quotazioni in borsa continuano a calare e il prezzo del petrolio a schizzare a livelli mai visti da due anni a questa parte. Eni perde il 4,5% nonostante le rassicurazioni sulla produzione senza intoppi rilasciate in giornata. Eni è attiva nell'estrazione di petrolio e gas in Libia, che è uno dei massimi produttori mondiali di combustibili. A cadere anche Impregilo, che vanta commesse per oltre un miliardo di euro per la costruzione di infrastrutture nello stato nordafricano. Cala Ansalo Sts, anch'essa occupata alla realizzazione di appalti in Libia assieme alla controllante Finmeccanica.

La Bp ha già cominciato l'evacuazione del personale straniero di stanza in Libia, mentre anche il settore finanziario soffre le tensioni nel paese: Unicredit perde il 3%, perché il primo azionista della società è proprio la banca centrale libica, che possiede il 4,61% del gruppo, mentre il fondo sovrano libico è proprietario di una consistente fetta di 2,60%. Il debito pubblico italiano risente della rivolta libica, tanto che il rendimento del Btp decennale è salito a 4,82% e lo spread rispetto al bund tedesco è salito a 160 punti.

Il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, tenta di ridimensionare le perdite: “Sono preoccupato per i poveri ragazzi della Libia che stanno soffrendo, questa è la cosa che mi preoccupa, il resto si aggiusta tutto”. Ottimisti anche i vertici di Impregilo.

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