Libia, la Gran Bretagna organizza l’evacuazione di 5.000 persone intrappolate a Misurata
Il Regno Unito sta preparando l'evacuazione via mare di 5.000 lavoratori stranieri intrappolati a Misurata, l'unica città ribelle nell'ovest della Libia, assediata da 6 settimane dalle forze di Gheddafi. Le autorità britanniche, come ha annunciato alle Nazioni Unite il ministro dello Sviluppo internazionale inglese, Andrew Mitchell, provvederanno a fornire gli aiuti medici e sanitari alle persone che sono rimaste bloccate, a causa degli scontri, nella zona occidentale della Libia.
"La Gran Bretagna continuerà ad aiutare i civili innocenti che stanno soffrendo per la violenza. Migliaia di lavoratori stranieri sono riusciti a raggiungere il porto, ma ancora sono in pericolo perchè non sanno come scappare" ha precisato Mitchell che si è riunito con gli alti funzionari dell'ONU per discutere dell'emergenza umanitaria che attraversa il paese nordafricano. Le evacuazioni, ha spiegato il ministro britannico, porteranno queste persone "in un luogo sicuro e aiuteranno a ridurre a Misurata la domanda di cibo, acqua e materiale medico".
Inoltre la Gran Bretagna aiuterà economicamente l'organizzazione International Medical Corps (IMC) affinchè, tra le altre cose, questa organizzi il trasferimento delle persone ferite gravemente verso Bengasi, capitale dei ribelli e sede del Consiglio Nazionale di Transizione. L'International Medical Corps s'impegnerà anche di inviare chirurghi e medici volontari nelle installazioni mediche presenti nell'ovest della Libia e farà in modo che arrivino fino a lì il materiale medico necessario, come antibiotici, analgesici, materiale chirurgico e alimenti.
"Nelle zone dell'ovest della Libia maggiormente interessate dal conflitto, ci sono pochi medici e la maggioranza non ha alcuna esperienza nella chirurgia di guerra, ci sono poche infermiere ed il personale sanitario è stremato", ha dichiarato Mitchell circa la situazione dei centri medici libici. Per il ministro britannico "l'aiuto della Gran Bretagna permetterà l'arrivo del materiale medico di prima necessità e di squadre abituate a lavorare in zone colpite dalla guerra, esperienza che in queste situazioni può fare la differenza tra la vita e la morte per molte persone".