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Libia, la gente scappa dalla repressione di Gheddafi. Migliaia di libici in marcia verso Tunisia ed Egitto

Molti libici hanno paura. Terrorizzati davanti ad un dittatore che ha minacciato di massacrarli, scappano verso Tunisia ed Egitto. Il ministro Frattini teme un bagno di sangue.
A cura di Cristian Basile
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proteste contro Gheddafi

Tante valigie, moltissima paura e poca speranza: queste sono le uniche cose che stanno portando con loro i rifugiati libici che sono riusciti ad arrivare a Ben Garman, la città tunisina che si trova subito dopo aver passato la frontiera occidentale ed aver lasciato alle spalle le bombe e gli spari con il quale il colonnello Gheddafi cerca di sottomettere il suo popolo. La prima cosa che incontrano non appena scesi dagli autobus è un comitato di benvenuto, improvvisato da alcuni giovani tunisini, che li accolgono amichevolmente con canti e applausi cercando di contagiare i libici con l'entusiasmo che loro hanno vissuto un mese fa, quando si sono liberati dal dittatore Ben Ali dopo una rivolta popolare.

Questa volta però la situazione sembra molto diversa perchè quella che descrivono i libici non è una rivoluzione bensì una guerra. "Stanno usando granate ed ogni tipo di arma. Sono mercenari africani che sparano alla gente" ha raccontato un giovane libico appena arrivato in Tunisia e che denuncia la morte di centinaia di cittadini: "Ho visto un bambino morire di fronte casa mia". Intanto decine di giornalisti sono arrivati nelle città di confine tunisine, accolti dalla curiosità delle persone locali, ma dalla paura dei libici che cercano di non farsi filmare o fotografare, tanto che qualcuno ha aggredito un reporter urlando: " Se Gheddafi ci vede siamo morti".

I libici sono a dir poco terrorizzati: le testimonianze raccontano di elicotteri ed aerei che bombardono i manifestanti, di posti di blocco la polizia dove gli agenti sequestrano i cellulari per evitare che la gente scatti foto o riprenda quello che accade, di donne e bambini morti per strada. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) teme che si produca un "grande esodo dalla Libia" ed ha preparato l'invio di aiuti e di attrezzature di assistenza alle frontiera di Tunisia ed Egitto, dove già sono arrivati migliaia di libici.

Anche il governo italiano teme un esodo di massa di 300.000 persone se il caos in Libia non dovesse terminare. Il ministro degli Esteri Frattini dopo aver chiarito che per quanto riguarda i rapporti Italia-Libia e la scomoda amicizia Berlusconi – Gheddafi, che il nostro paese in passato ha fatto "quello che doveva fare" e che oggi "fa quello che deve fare" ha denunciato che "c'è un limite e di fronte a quello che sta accadendo non possiamo non levare la nostra voce". Il ministro ha espresso tutta la sua preoccupazione per i propositi annunciati ieri da Gheddafi nel messaggio televisivo. "La volontà di colpire il suo stesso popolo, determina una situazione di guerra civile tra aree e province in cui ci sono gruppi che si combattono con bande e squadroni della morte che compiono raid, oltre a tutto questo, il tragico bilancio sarà un bagno di sangue."

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