Libia, il medico Scaravilli rientrato in Italia. Ma è mistero sulla liberazione
Ignazio Scaravilli è in Italia: il medico catanese sequestrato in Libia in gennaio e liberato il 9 giugno, ha rimesso piede nel suo Paese da Tripoli. E’ “stato trattato molto bene dalle autorità” libiche nel periodo di tempo, dopo la sua liberazione, “necessario per le procedure di carattere amministrativo e le indagini in corso”. Lo ha comunicato il capo dell’Unità di crisi della Farnesina Claudio Tafuri, appena atterrato all’aeroporto di Ciampino insieme allo stesso Scaravilli, aggiungendo che anche nel periodo precedente “non ha subito particolari violenze, compatibilmente con la situazione, i momenti di difficoltà come prigioniero e il peso psicologico che questo comporta”.
In realtà sul rilascio di Scaravilli sono stati forniti pochi dettagli. Se dopo sei mesi la vicenda ha avuto una conclusione felice sono ancora molti i dubbi attorno alla sua scomparsa. Il 68enne medico sarebbe stato sequestrato da un gruppo di criminali comuni e jihadisti legato al gruppo radicale di Ansar-al-Sharia. È stato liberato con il concorso delle autorità di Tripoli, il cui governo vicino alle milizie islamiche non è riconosciuto dalla comunità internazionale. Proprio questo aspetto sarebbe alla base del ‘mistero’ della liberazione posticipata di Scaravilli. L’italiano sarebbe finito al centro di una polemica tra Tripoli e Roma, con i miliziani che lo avrebbero trattenuto per avere il "pieno riconoscimento" da parte italiana delle autorità libiche, dove sono al potere le milizie filo-islamiche di Fajr rivali del Parlamento di Tobruk, l'unico riconosciuto dalla comunità internazionale.
Ma l'ipotesi di una trattativa a sfondo politico non ha trovato conferme ufficiali, né in Italia né in Libia. Un’altra ipotesi è che Scaravilli non sarebbe stato affatto rapito ma semplicemente fermato e tenuto in arresto per tutto il tempo dai servizi segreti locali. "Ansar al Sharia e Isis non c'entrano", il medico "era sotto indagine e ora che l'indagine è chiusa hanno chiesto al ministero degli Esteri di chiamare gli italiani per consegnarglielo", ha riferito il portavoce Zubia riferendosi ai servizi segreti di Tripoli. “Forze di intelligence pensavano che stesse facendo chiamate sospette e così l'hanno preso per indagini", ha aggiunto Zubia. "Ora che un supplemento di indagine è stato fatto, viene liberato"