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Libia, il figlio di Gheddafi condannato a morte da un tribunale di Tripoli

Saif Al-Islam dovrà rispondere con la vita per la repressione violenta durante la rivolta del 2011, che mise fine al governo del padrei. Ora è detenuto nel carcere di Zintan: la milizia rifiuta di consegnarlo al governo centrale.
A cura di Biagio Chiariello
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Saif Al Islam, secondogenito di Muammar Gheddafi, è stato condannato alla pena di morte da un tribunale di Tripoli, per la repressione violenta durante la rivolta del 2011 in Libia, terminata con l’esecuzione del padre. Oltre al figlio del defunto rais, sentenza capitale anche per l'ex capo dell'intelligence libica Abdullah al Senussi e l'ex premier libico Baghdadi al Mahmoudi, arrestato nel 2011 dopo la caduta del regime. L'accusa è di "genocidio". Lo riferisce l'agenzia di stampa libica Lana. Il verdetto su al-Islam è stato reso in contumacia perché il secondogenito dell’ex leader libico è detenuto da un ex gruppo di ribelli nella regione di Zintan che si oppone al governo di Tripoli, non riconosciuto dalle potenze mondiali. La milizia rifiuta di consegnarlo nelle mani dell’esecutivo centrale.

Saif Al Islam è stato arrestato il 19 novembre 2011 mentre cercava di spostarsi in Niger. Contro di lui era stato spiccato un mandato di cattura internazionale, in particolare per crimini contro l'umanità commessi durante la rivolta popolare poi trasformatasi in guerra civile. Per i primi 21 mesi di detenzione, è rimasto in isolamento e non ha potuto vedere un avvocato, né lo ha avuto a disposizione nelle udienze preliminari celebrate tra il 19 settembre e il 24 ottobre 2013. L'ultima volta che era comparso in tribunale era il 27 aprile, in video conferenza dalla prigione. “Non ho paura di morire, ma se mi ucciderete dopo un processo del genere dovrete solo parlare di omicidio”, aveva detto Saif al-Islam, secondo quanto riporta Bbc.

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