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Libia, i ribelli alle porte di Tripoli: “vinceremo in pochi giorni”

Mentre il Consiglio Nazionale di Transizione della Libia dichiara di avere la situazione in pugno in gran parte del paese, Gheddafi nega la rivolta ed i disordini. Intanto i ribelli sono arrivati alle porte di Tripoli.
A cura di Cristian Basile
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proteste libia 22

Abdel Hafiz Ghoga, nuovo portavoce del Consiglio Nazionale di Transizione della Libia ha dichiarato che la sua organizzazione vuole essere il punto di partenza per un governo di transizione e che integrerà al proprio interno rappresentanti di tutte le città "liberate" del paese opponendosi a qualsiasi intervento straniero, anche se per aiutare la rivoluzione.

"Siamo totalmente contrari a qualunque intervento militare di paesi stranieri. Il resto del territorio libico sarà liberato dal popolo della Libia", ha detto l'avvocato conosciuto a Bengasi per la sua attività in favore dei diritti umani e che si è convertito nel nuovo volto delle autorità provvisorie delle aree controllate dalla rivolta. "Il comitato nazionale non ha ancora un leader definito ed è formato da rappresentanti dell'est e dell'ovest. Questa è una risposta a Gheddafi che ha dichiarato che dopo di lui sarebbe arrivato il caos dimostrando che invece in pochi giorni siamo riusciti a fare ritornare la calma nelle città liberate. Per questo crediamo la rivoluzione vincerà nei prossimi giorni" ha aggiunto.

Sebbene l'esatta composizione di questo organismo e le sue funzioni restino impantanate nella confusione, Ghoha ha affermato che "è fuori discussione la divisione della Libia tra nord, sud, est e ovest o seguendo le divisioni tribali". Intanto continua l'avanzata dei ribelli libici con le forze anti-Gheddafi che controllano, oltre Bengasi e la parte est del paese, anche città più vicine a Tripoli, roccaforte del dittatore. I ribelli, infatti, controllano anche la città di Zauiya, a 50 chilometri all'est della capitale Tripoli e la vecchia bandiera tricolore del regno della Libia, rossa verde e nera, sventola sulla città.

Nonostante l'evidenza, il regime cerca di resistere e Gheddafi, ha affermato che c'è un abisso tra la realtà e quello che stanno raccontando i giornalisti: "Tutto il sud del paese è sotto controllo, l'ovest anche, il centro anche, incluso parte dell'est. Non ci sono disordini, prometto che rimarrò del paese" definendo le sanzioni dell'Onu alla Libia come "senza valore". Nel frattempo però i manifestanti, pronti a morire pur di liberarsi una volta per tutte di questa brutale dittatura, sono a due passi dal dittatore, dalla sua famiglia e dal loro bunker.

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