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Libia, il figlio di Gheddafi: ”Tra 48 ore sarà tutto finito”

L’esercito del rais è ormai sempre più vicino a Bengasi, roccaforte dei rivoltosi. Intanto si torna a discutere della no-fly zone a New York.
A cura di Biagio Chiariello
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Le forze di Mu'ammar Gheddafi sono sempre più vicine a Bengasi, roccaforte dell'opposizione, e tutte le città in mano ai ribelli saranno recuperate in pochi giorni. E' quanto asserisce il figlio del leader libico, Saif al-Islam. "Le operazioni militari sono terminate. Entro 48 ore tutto sarà finito. Le nostre forze sono quasi a Bengasi. Qualunque sia la decisione, sarà troppo tardi, " ha detto il giovane Gheddafi in un'intervista rilasciata al canale televisivo francese Euronews.

Ajdabiyah, 150 km a sud di Bengasi, è ora nelle mani del governo dopo che la maggior parte dei suoi difensori si è ritirata, ieri, sotto il fuoco dell'artiglieria delle milizie del Colonnello. Un comunicato delle forze armate letto alla televisione di stato ha descritto la riconquista del Paese da parte di Gheddafi come un operazione umanitaria per salvare il popolo di della "amata Bengasi" e che le truppe del rais non si "vendicheranno" dei ribelli, in caso di resa. I volontari di Medici Senza Frontiere hanno fatto sapere che le violenze hanno costretto l'organizzazione a ritirare il suo personale da Bengasi. "Le condizioni di sicurezza hanno reso di fatto impossibile, per il team di medici, viaggiare in sicurezza in aree dove i combattimenti hanno creato un notevole bisogno di aiuti", fa sapere Medici Senza Frontiere.

Intanto per oggi è previsto un nuovo incontro a New York, sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, tra i leader mondiali per discutere di imporre il divieto di sorvolo sopra la Libia. Ieri a Parigi si è tenuto un dibattito nel quale il G8 ha di fatto rifiutato la no-fly zone. "Abbiamo la sensazione che non sia più quello che è necessario per fermare l'avanzata di Gheddafi," ha detto il Ministro degli Esteri di Francia, Alain Juppé, concordando, che l'azione più giusta nei confronti del rais è l’aumento delle sanzioni, e non l’intervento militare.

Ma i ribelli accusano l'Occidente. Ali Tarhouni, rappresentante del Consiglio Nazionale di Transizione e membro della commissione Economia e petrolio del Consiglio provinciale, ha detto: "Penso che in realtà è una vergogna che il mondo occidentale, in particolare gli Stati Uniti, che sostiene la democrazia e i diritti umani, ora assume una posizione da codardo. Il popolo libico non chiede molto. Tutto ciò che chiediamo è unaè no-fly zone". E ancora: "Non capisco cosa vogliono dire con sanzioni. Gheddafi con i suoi aerei e bombardamenti è a circa 50 o 100 chilometri da Bengasi. Come sostenitore di Obama, io sono totalmente, come la maggior parte del popolo libico, deluso".

A Parigi ieri era presente anche il capo della Farnesina, Franco Frattini, che ha detto che Gheddafi ormai controlla quasi completamente la Cirenaica, ma il Colonnello "è destinato a essere completamente isolato dalla comunità internazionale" se continuerà a colpire la sua gente. "Gheddafi deve capire presto che continuare ad uccidere i cittadini libici non porterà benefici al governo ed al popolo libico.  Se il regime non lo capisce, resterà completamente isolato e perderà tutta la sua legittimità internazionale".

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