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Guerra in Libia

Libia, Gheddafi chiama a raccolta i suoi uomini per combattere fino alla morte

Dopo la presa di Bab al Aziziya da parte dei ribelli, in un comunicato radio il colonnello invita i suoi fedelissimi a ripulire Tripoli dai traditori e assicura che combatterà fino alla vittoria o alla morte. Scontri intensi intanto nella capitale e intorno alla città di Ajelat, con artiglieria pesante e lancio di missili.
A cura di Antonio Palma
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Il messaggio di Gheddafi dopo la conquista del compound

"Bab al-Aziziyah non era ormai altro che un cumulo di macerie, dopo essere stata il bersaglio di 64 missili della Nato, e quindi l'abbiamo abbandonata per ragioni tattiche"

Muammar Gheddafi
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La situazione in Libia è ancora molto caotica, continuano gli scontri sia nella capitale che in altre zone del Paese. Dopo la presa del compound dove erano asserragliate le truppe lealiste, i ribelli ieri hanno cercato inutilmente stanza per stanza Muammar Gheddafi, ma né di lui né dei figli si sa dove siano nascosti.

Mentre già si discuteva su quale poteva essere stata la destinazione della sua fuga, nella notte si rifà vivo il Rais con un doppio messaggio alla nazione, “la ritirata da Bab al-Aziziya è stata una mossa tattica” ha rassicurato il Rais, accusando nuovamente le forze occidentali, “ormai il compound era stato raso al suolo da 64 attacchi aerei della Nato”, Gheddafi ha chiamato poi a raccolta i suoi sostenitori e, in un comunicato alla radio al-Rai, ha incitato “giovani, membri delle tribù, donne dovete sparpagliarvi per tutta Tripoli e setacciarla per ripulirla dai traditori”.

Dopo tre giorni di intensi combattimenti e oltre 400 morti, l’esultanza per la conquista di Bab al Aziziya è durata poco, la guerra non sembra per niente conclusa. Nei dintorni del Bunker si avvertono continue raffiche e forti esplosioni e a quanto ha riferito la tv Al-jazeera, i lealisti avrebbero anche provato un contrattacco per riprendere il compound. Tripoli per il momento è una città pericolosissima nonostante il colonnello Gheddafi ha detto di aver fatto un giro in incognito e di non aver avvertito alcun rischio, lo sanno bene anche i giornalisti asserragliati nell’hotel Rixos, forse in mano ai lealisti.

Lo stesso presidente del Consiglio Nazionale di Transizione, Mustafa Abdel Jalil, ha affermato “è prematuro dire che la guerra a Tripoli è finita”, come del resto non sono terminati gli scontri in altre zone della Libia. Violenti battaglie si segnalano nei dintorni della città di Ajelat, a ovest di Tripoli, con missili e carri armati, mentre i lealisti avrebbero lanciato una decina di missili Grad proprio su Tripoli, dopo che ieri avevano sparato missili Scud su Misurata.

La lotta insomma sarà fino alla fine come ha annunciato lo stesso Gheddafi già ieri e come assicurano i leader del governo libico, che ricordano che l’obiettivo è di resistere il più a lungo possibile “per mesi o anni”. Si sta verificando purtroppo quello che tutte le diplomazie occidentali cercavano di impedire con un esilio forzato del colonnello, un grosso spargimento di sangue fino alla cattura definitiva di Gheddafi. Anzi la situazione potrebbe diventare ancora più pericolosa se il Governo libico riuscisse nel suo intento di trasformare il Paese in un nuovo Iraq, “trasformeremo il Paese in un vulcano, con esplosioni e lava incandescente” ha minacciato un portavoce governativo, che riferendosi ai leader del Cnt ha detto “non avranno pace se verranno a Tripoli”.

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