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Libia: Gheddafi bombarda l’aeroporto di Bengasi. Il rais: ”Battaglia decisiva”

Continua l’avanzata di Gheddafi. Oggi è battaglia a Misurata. Ancora nessun accordo dal fronte internazionale per la no-fly zone.
A cura di Biagio Chiariello
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Libia-ribelli

Le forze aeree di Gheddafi hanno bombardato l'aeroporto di Bengasi, roccaforte principale e ultimo baluardo dell'opposizione, tuttavia lo scalo non avrebbe subito danni pesanti. E' quanto riporta la tv di Stato libica. In realtà le fonti locali riferiscono che uno degli aerei governativi sarebbe stato colpito e abbattuto dagli insorti, mentre un altro velivolo sarebbe atterrato all'aeroporto, ma non è chiaro se per un ripiego o perché colpito.

L'attenzione odierna era su Misurata. "Oggi la prenderemo," asseriva il Colonnello ieri sera alla televisione di stato, parlando anche di "battaglia decisiva". Muammar aveva fatto eco al figlio Saif al-Islam che aveva detto: "Le operazioni militari sono terminate. Entro 48 ore tutto sarà finito." Solo propaganda fa sapere  un portavoce del Consiglio Nazionale di Transazione a Bengasi: ”La situazione è calma a Bengasi. Le forze di Gheddafi hanno tentato di effettuare un raid aereo sulla città, ma la difesa antiaerea ha respinto l’offensiva e ha fatto cadere due aerei”.

Situazione tutt'altro che chiara, dunque. Così come nella stessa Misurata. La televisione statale ha rivelato che le milizie di Gheddafi ne avrebbero ripreso il controllo, e sarebbero ora occupate a "disinfettarla, ripulendola dalle bande terroristiche".
Ma la notizia è stata prontamente negata dai ribelli e anche da alcuni residenti, contattati telefonicamente. "Ciò che dice la tv è falso", ha detto chiaramente uno degli intervistati. "Misurata è serena e non udiamo alcun bombardamento".

Quel che certo è che le forze di Gheddafi sono quanto mai vicine a Bengasi. "Le forze leali a Muammar Gheddafi hanno fatto notevoli progressi sul terreno. Sono adesso a soltanto 160 chilometri da Bengasi," ha detto il sottosegretario di stato William Burns nel corso di un dibattito al Congresso di Washington.  Dunque gli Stati Uniti avrebbero presentato un emendamento che porterebbe gli USA "a proteggere la popolazione civile e obiettivi civili dal regime di Gheddafi, arrestando gli attacchi via aria, via terra e le forze di mare sotto il controllo del regime di Gheddafi".

Un'ulteriore conferma della rinuncia a credere nella validità della no-fly zone. Intanto all'Onu è tutto fermo, dopo i dubbi avanzati da Russia e Germania sull'utilizzo della forza contro Gheddafi. Ma la Francia attacca: "La lentezza politica dell'Europa è disperante, abbiamo il diritto-dovere di intervenire nella guerra in Libia per fermare i massacri della popolazione civile" dice l’ex ministro degli esteri Bernard Kouchner a Repubblica.

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