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Libia, Gheddafi bombarda i pozzi di petrolio. L’ONU verso una no-fly zone

Gheddafi non ha nessuna intenzione di accettare l’ultimatum dei ribelli e continua ad attaccare le città dell’est della Libia. Bruciano i pozzi di petrolio. L’Onu verso una no-fly zone.
A cura di Cristian Basile
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pozzo petrolio fiamme

Gheddafi lo ha fatto capire perfettamente, non ha nessuna intenzione di accettare l'ultimatum proposto dai ribelli libici e sta continuando l'offensiva verso est, sulla città di Zawiya e in particolare a Ras Lanuf, sede di un importante porto petrolifero. Continuano anche i bombardamenti dei caccia che hanno colpito i pozzi del greggio provocando altissime colonne di fumo che si alzano verso il cielo.

A Misurata, invece, i ribelli sono riusciti a resistere ad un violento attacco delle forze del colonnello costringendo comunque Mahmud Jebril, capo del Comitato di crisi del Consiglio nazionale di transizione libico, a chiedere l'aiuto dell'Unione Europea, iniziando dal riconoscimento ufficiale delle autorità nate dalla rivoluzione. I Gheddafi intanto continuano con le loro affermazione deliranti, dalle ultime dichiarazioni del colonnello Mu'ammar Gheddafi, a quelle del figlio Saif che in un'intervista ha ribadito che il mondo deve sostenere la Libia nella sua lotta contro i terroristi che uccidono persone innocenti, sottolineando che l'opposizione nel paese non esiste e che c'è solo un consiglio formato da poche persone che non rappresentano nessuno.

Nel frattempo l'Occidente cerca di organizzare contromisure condivise, tra le quali quella più quotata sarebbe la creazione di una no-fly zone, come avrebbero già concordato il presidente degli Stati Uniti, Obama ed il premier britannico Cameron. "Il presidente e il primo ministro si sono trovati d'accordo sulla prosecuzione della pianificazione, anche alla Nato, di tutta la gamma di possibili risposte" alla crisi libica, ovvero "sorveglianza, assistenza umanitaria, applicazione dell'embargo sulle armi, e no-fly zone", ha precisato Washington in un comunicato.

La Lega Araba invece sostiene che una contromisura del genere dovrebbe essere decisa insieme e che comunque una richiesta ufficiale in questo senso sarà discussa al vertice straordinario dei paesi dell'area che si svolgerà sabato al Cairo. Il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita ha sottolineato inoltre che "la responsabilità della questione è della Lega Araba".

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