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Libia, filo-islamici occupano aeroporto di Tripoli

Mentre da Tripoli partono barconi di migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, a pochi chilometri dalla città libica infuria la guerra.
A cura di Danilo Massa
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Le milizie considerate filo-islamiche occupano l'aeroporto di Tripoli.
Le milizie considerate filo-islamiche occupano l'aeroporto di Tripoli.

Salgono su barconi fatiscenti per scappare dalle rispettive guerre. Vengono dall'Africa o dal Medio Oriente e, per arrivare in Europa, attraversano un paese, la Libia, che sta vivendo l'ennesima guerra civile. Al largo di Tripoli si è consumata ieri la tragedia del naufragio che ha causato almeno 20 morti e 170 dispersi. Sono eritrei e somali e alle spalle lasciavano una città costretta a vivere nel coprifuoco perché sempre più luogo di confine tra le milizie filo-islamiche di Misurata e quelle di Zintan, guidate dal generale dissidente Khalifa Haftar che nei mesi scorsi ha dato il via all'operazione "Karama" (dignità), finalizzata a cacciare gli islamici dalla Cirenaica.

Aeroporto di Tripoli occupato dalle milizie di Misurata. I filoislamici, secondo quanto dichiarato dall'emittente televisiva Al Arabiya, hanno occupato l'aeroporto di Tripoli, a circa 30 chilometri dalla capitale. Dopo dieci giorni di combattimenti, l'avanzata del generale Haftar è stata così arrestata dalle truppe di Misurata. Nella mattinata di sabato alcuni aerei avevano bombardato le postazioni degli islamisti, causando 15 morti e 20 feriti. Una perdita a cui i miliziani aggiungono riflessioni ed interrogativi: secondo uno dei combattenti delle truppe di Misurata, i velivoli non mostravano stemmi riconoscibili: "non sappiamo la provenienza di questi aerei, né se siano locali o di forze straniere".

Intanto l'ambasciata italiana a Tripoli, l'unica aperta in questi giorni, diventa luogo di incontro per le trattative tra le milizie in guerra. Come dichiarato alla Stampa da un'autorevole fonte della Farnesina, si assiste ad un "golpe bianco in atto a Tripoli": il neoparlamento eletto a giugno si è ritirato a Tobruk e ha dimissionato il capo di Stato maggiore dell’Esercito e il ministro della Difesa. Ma l'unica voce che sembra contare, al momento, è quella delle armi.

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