Libia, da giorni sulla collina per cercare la sua famiglia: “Non c’è più nulla, non credo a ciò che vedo”
"Ancora non ci credo a quello che sto vedendo. Non c'è più nulla ed è tutto marrone". Sul punto più alto della strada di Martuba, in Libia, che collega la città di Gubba a quella di Darna, Monder, un ragazzo di 22 anni, guarda il mare e non lo riconosce. Dopo tutto, è lo stesso mare che nei giorni precedenti all'alluvione che ha devastato il Paese, era di un azzurro cristallino, mentre ora è solo un ammasso di fango che si estende per circa 500 metri.
"Sono salito su questa collina per tre giorni di fila. Sto cercando la mia famiglia, mia nonna e mia zia. Abitavano poco distanti dalla diga che è crollata durante le alluvioni e che ha spaccato la città in due, – racconta – ma continuo a non trovare nessuno. Sono sconvolto, mai avrei pensato di vedere in vita mia, la città così distrutta" conclude.
Durante le alluvioni provocate dalla tempesta Daniel, una diga costruita sul fiume che attraversava Derna è crollata e ha spazzato via i tre quarti della città. Migliaia di persone sono morte annegate e travolte dall'acqua e dal fango. Monder parla pochissimo, fa fatica ad accettare quello che è successo.
"Qui c'è solo il vuoto, non trovo nessuno. È sparito tutto. – prosegue – Una mia amica che lavora come medico, mi ha detto che hanno seppellito circa 15mila persone e che ora, questo posto che prima era il cimitero della città, è diventato una fossa comune."
Il ragazzo prosegue con il suo racconto, anche se non ha molta voglia di parlare: "Lo sapevano tutti che quella diga non era sicura. È dal 2019 che gli esperti e i cittadini chiedevano alle autorità di controllarla, di attivare dei lavori di manutenzione. Nessuno ci ha ascoltato, per loro non era una cosa urgente, qualcosa di cui preoccuparsi".