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Libia, continua il tira e molla tra Lega e Berlusconi. Bossi: ”Mozione per la fine delle ostilità”

Il Senatùr non vuole fare cadere il governo. Così arriva la proposta di una sorta di guerra lampo: bombardare Gheddafi per ”un termine temporale certo”. Se si arrende, bene. Se no ”basta raid o può capitare di tutto”.
A cura di Biagio Chiariello
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‘La Padania' riporta oggi in prima pagina della mozione della Lega Nord sulla missione in Libia. Un documento che, da una parte serve ad appianare i crisi interna alla maggioranza con "la precisa volontà di evitare la crisi di governo", dall'altra trovare una soluzione alla questione libica dal momento che "la Lega è contrariata e contraria al crescere di una partecipazione ad azioni militari". Il Senatùr nei giorni scorsi è stato chiaro: non vuole fare cadere il governo. Così arriva la proposta di una sorta di guerra lampo: bombardare Gheddafi per "un termine temporale certo". Se il Colonnello si arrende, bene. Se no "basta raid o può capitare di tutto". E' questo il tema focale dei "sei paletti" fissati dalla "mozione che porrà fine alle ostilità" alla quale hanno lavorato congiuntamente lo stesso Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti. Si tratta di sei punti "necessari e imprescindibili per far chiarezza e porre fine all'attuale confusa situazione politica". Nel documento si legge poi che "occorre intraprendere una intensa azione diplomatica perché purtroppo le bombe non sono mai intelligenti"; evitare qualsiasi partecipazione "ad azioni di terra"; assicurare che lo svolgimento delle operazioni militari non comporti un "inasprimento della pressione tributaria"; dedicarsi ad ogni iniziativa diretta a superare le "criticità" generate dalla dichiarazione di illegittimità del reato di clandestinità da parte della Ue, coinvolgendo "tutti i paesi alleati sui temi scottanti delle ondate migratorie".

A questo punto è probabile che il Pdl appoggerà la mozione della Lega Nord, scongiurando il pericolo di una rottura della maggioranza in vista del voto del 3 maggio sulle mozioni di Pd e Idv. "Una mozione per verificare la linea del governo in politica estera – afferma il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini – visto che il ministro dell'Interno e uno dei due partiti di maggioranza dicono di non condividerla. Un voto del Parlamento è più che naturale". Un documento che ha dunque l'obiettivo di far emergere la spaccatura tra Berlusconi e il Carroccio. Ma in caso di convergenza del Pdl sui sei punti della Lega per la questione libica, Bossi potrà dire di aver convinto il Premier a cambiare idea. In cambio quest'ultimo potrebbe costringere il leader leghista a porre un freno definitivo agli intimidatori avvertimenti degli ultimi giorni.

Diversa la mozione presentata dall'Italia dei Valori che chiede di "limitare la natura e l'estensione della presenza italiana nella missione deliberata dalla risoluzione 1973/2011 dell'Onu nei limiti previsti dalla stessa, escludendo esplicitamente la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi sul suolo libico". Ma soprattutto che il Pd "non faccia la stampella alla maggioranza: non vorremmo mai che il voto del 3 maggio si trasformasse da una Caporetto del centrodestra nella pietra tombale del centrosinistra", come spiega il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi.

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