Libia: almeno 11 morti nelle proteste anti-Gheddafi
Il vento della rivolta araba, partito dalla Tunisia e propagatosi in Egitto è arrivato inevitabilmente anche in Libia, il paese più prospero del nordafrica. Dopo la fuga di Ben Ali e le dimissioni di Mubarak il prossimo dittatore arabo a capitolare potrebbe essere Gheddafi. La scintilla che ha provocato la rivolta è stata ieri l'arresto da parte della polizia di Fethi Tarbel, un avvocato difensore dei prigionieri di coscienza libici, accusato di "aver diffuso la notizia di un incendio nel carcere", secondo il giornale Quryna di Bengasi, la seconda città della Libia.
Ore dopo, centinai di familiari dei prigionieri sono scesi in strada reclamando la loro liberazione davanti alla sede della polizia e intonando slogan per la liberazione dell'avvocato. "Bengasi svegliati, è il giorno che aspettavi!" o "Il popolo sconfiggerà la corruzione" gridavano. Ancora non è chiaro se Tarbel sia stato liberato, la cosa certa è che negli scontri violenti tra manifestanti e polizia sono morte, solo a Bengasi, almeno 6 persone ed altre 38 sono rimaste ferite.
Il bilancio è grave anche in altre città del paese:sono almeno 9 morti, forse 13, dopo glli scontri nella città di Al Beida, nell'est del Paese tra dimostranti antigovernativi e forze dell'ordine. Ad Al Beida, terza città libica, nel corso delle proteste si è registrata la durissima reazione delle forze di sicurezza della Libia, che secondo diversi testimoni sarebbero intervenuti anche degli elicotteri, aprendo il fuoco sui manifestanti.
In quello che è stato ribattezzato "il giorno della collera", notizie di scontri arrivano anche da Ajdabya, nell'est della Libia, dove questa mattina un gruppo di manifestanti ha protestato per le vie del centro dando fuoco anche ad alcuni uffici governativi. A Tripoli, invece, la situazione sembra più tranquilla e nella centrale Piazza verde si sono visti solo sostenitori di Gheddafi sventolare le bandiere verdi della Giamahiria ed urlare la loro fedeltà al dittatore, anche se a Zenten, a sud-ovest della capitale, un edificio è stato dato alle fiamme da alcuni manifestanti anti-Gheddafi.
Nonostante la repressione violenta del regime la protesta va velocemente allargandosi anche grazie all'uso di social network come Facebook e Twitter e si prevedono nuovi scontri sanguinosi nelle prossime ore.