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Libia, 100 italiani lasciano il paese dopo l’escalation di violenza

Un centinaio di cittadini italiani sono stati trasferiti sotto protezione della Farnesina. A Tripoli si combatte per il controllo dell’aeroporto.
A cura di D. F.
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Il ministero degli Esteri italiano in collaborazione con l'Unità di Crisi e l'ambasciata a Tripoli ha favorito negli ultimi giorni il trasferimento protetto di più di 100 cittadini italiani che avevano manifestato l'intenzione di lasciare la Libia, teatro nelle ultime settimane di una escalation di violenza. La decisione è stata presa anche da Germania e Regno Unito, che hanno invitato a lasciare il paesi i loro cittadini: "La situazione è estremamente imprevedibile e incerta – scrive il ministero degli Esteri tedesco – i cittadini tedeschi corrono rischi maggiori di rapimenti e attentati". I britannici invece ricorda che "a causa dell'intensificarsi nei combattimenti a Tripoli e dell'instabilità in tutta la Libia, ilForeign office sconsiglia i viaggi in Libia e i connazionali in Libia devono lasciare il Paese". Differentemente dagli Stati Uniti, tuttavia, il ministero degli Esteri britannico spiega che l'ambasciata a Tripoli resterà aperta ma con personale ridotto.

La tensione nel paese è ormai altissima, tanto che nei giorni scorsi è stato attaccato un convoglio dell'Ambasciata Britannica. I veicoli sui quali viaggiavano i funzionari inglesi sono stati raggiunti da colpi d'arma da fuoco ma nessuno fortunatamente è rimasto ferito. L'attacco è avvenuto nell'area occidentale di Tripoli. Sempre nella capitale, tuttavia, si è consumata una strage di operai egiziani: 23 uomini sono stati uccisi dall'esplosione di un razzo sparato da miliziani, che ha colpito l'edificio dove alloggiavano. Nel frattempo proseguono anche i lanci di razzi sull'aeroporto, infrastruttura contesa dall'esercito libico e dai guerriglieri islamici. Ma se la situazione appare critica a Tripoli, lo è ancor di più a Bengasi, dove 38 persone sono rimaste uccise nelle ultime ore in seguito a scontri avvenuti tra l'esercito e le milizie. Dal 13 luglio, giorno di inizio dell'escalation di violenza, si contano 97 morti e 400 feriti.

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