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Liberata dopo aver trascorso 43 anni in carcere da innocente: la storia di Sandra Hemme

Dopo aver trascorso ben 43 anni in carcere per un delitto che non aveva commesso è stata liberata Sandra Hemme: la donna venne condannata all’ergastolo per aver ucciso a coltellate la bibliotecaria Patricia Jeschke.
A cura di Davide Falcioni
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Finalmente libera: dopo aver trascorso ben 43 anni in carcere per un delitto che non aveva commesso Sandra Hemme è stata rilasciata: la sua condanna all'ergastolo per aver ucciso a coltellate la bibliotecaria Patricia Jeschke di St Joseph, Missouri, è stata annullata il mese scorso dopo una lunga e complicatissima battaglia legale. Un approfondito riesame del caso infatti ha fatto emergere la totale assenza di prove che collegassero l'imputata, oggi 64 anni, al crimine, a parte una confessione resa sotto sedazione profonda in un ospedale psichiatrico. Secondo i suoi legali, Sandra Hemme ha scontato la condanna ingiusta più lunga mai inflitta nei confronti di una donna nella storia degli Stati Uniti; per questo la 64enne è assolutamente intenzionata a riabilitare pienamente la sua figura e a richiedere anche un cospicuo risarcimento.

Sandra Hemme, che all'epoca dei fatti aveva problemi psichiatrici, nel 1980 si dichiarò colpevole dell’omicidio di Jeschke e la condanna si basò solo sulle sue parole, sebbene non fosse mai stato stabilito un possibile movente e mancassero anche testimonianze valide. Nel corso di una recente udienza, un investigatore che all’epoca partecipò alle indagini ha affermato che Hemme assumeva farmaci e sedativi e ammesso che durante gli interrogatori "non era del tutto consapevole di quello che stava succedendo".

Nel ricorso redatti a sostegno dell’innocenza di Hemme gli avvocati dell’Innocence Project hanno dichiarato che durante le indagini la polizia ignorò i problemi di salute di Hemme e le sue testimonianze contraddittorie. La polizia "ha sfruttato la sua malattia mentale e l’ha costretta a rilasciare false dichiarazioni mentre era sedata e trattata con farmaci antipsicotici", hanno detto gli avvocati di Hemme.

Non solo: è emerso anche che nelle fasi cruciali delle indagini gli investigatori trascurarono prove importanti che avrebbero potuto portare ad altre incriminazioni: fra le altre, quella di Michael Holman, un agente di polizia di 22 anni che aveva tentato di utilizzare la carta di credito di Jeschke. Il suo furgone era stato visto vicino alla scena del crimine e il padre della vittima riconobbe due orecchini della figlia di cui era in possesso Holman. Molte di queste prove non furono mai fornite agli avvocati di Hemme. Holman, detenuto per molti anni in seguito a una condanna per frode assicurativa e furto con scasso, è morto nel 2015.

Lo scorso 14 giugno il giudice della corte distrettuale Ryan Horsman ha annullato la condanna nei confronti della Hemme, spiegando che gli avvocati della donna avevano presentato prove chiare della sua innocenza. 

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