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Libano, Unifil e militari italiani mantengono posizioni: “Israele sulla linea blu, poi tornati indietro”

In seguito all’azione di Israele in Libano, per le truppe Onu, tra cui un contingente di un migliaio di soldati italiani, è scattato “l’allarme 2” che prevede spostamenti limitati. “Nonostante questo pericoloso sviluppo, i peacekeeper rimangono in posizione” assicurano dall’Onu.
A cura di Antonio Palma
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Le forze armate israeliane avrebbero compiuto incursioni via terra in Libano a ridosso della cosiddetta linea blu di confine ma poi sarebbero tornati indietro senza inoltrarsi in profondità nel Paese. Lo ha rivelato Andrea Tenenti, il portavoce della missione militare Onu Unifil di cui fa parte anche un nutrito contingente di un migliaio di soldati italiani.

Come ha spiegato il funzionario Onu all’Ansa, i soldati della missione Unifil nel sud del Libano non hanno intenzione di abbandonare le proprie posizioni al confine con Israele. I militari Unifil pattugliano la cosiddetta “Blu line” tra i due Paesi ma nulla hanno potuto fare contro i lanci di missili da parte di Hezbollah e non interferiranno con le operazioni militari israeliane.

La forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite ha dichiarato che l'esercito israeliano aveva già notificato ai caschi blu l'intenzione di intraprendere  incursioni via terra in Libano nelle ore precedenti all’attacco con “azioni limitate” come le ha definite l’Idf. I peacekeeper però sono rimasti nelle loro posizioni.

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Unifil: "I peacekeeper rimangono in posizione"

“Nonostante questo pericoloso sviluppo, i peacekeeper rimangono in posizione. Stiamo regolarmente adattando la nostra posizione e le nostre attività e abbiamo piani di emergenza pronti ad attivarsi se assolutamente necessario. La sicurezza delle forze di mantenimento della pace è fondamentale e a tutti gli attori viene ricordato il loro obbligo di rispettarla” spiega una nota Unifil che aggiunge: “Ogni attraversamento del Libano viola la sovranità e l'integrità territoriale del Paese, nonché la risoluzione 1701 dell'Onu”.

“Invitiamo tutti gli attori a prendere le distanze da tali atti di escalation che non faranno altro che portare a più violenza e più spargimento di sangue. Il prezzo da pagare per continuare con l'attuale linea d'azione è troppo alto. I civili devono essere protetti, le infrastrutture civili non devono essere prese di mira e il diritto internazionale deve essere rispettato” aggiungono da Unifil concludendo: “Invitiamo fermamente le parti a ribadire il loro impegno nei confronti delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza e della risoluzione 1701 (2006) come unica soluzione praticabile per riportare la stabilità in questa regione”.

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Tahajani: "Militari italiani in area a rischio, abbiamo garanzie da Israele"

In seguito all’azione di Israele, per le truppe Onu è scattato “l’allarme 2”, che limita al minimo gli spostamenti all'esterno delle basi anche se al momento non è necessaria l'entrata nei bunker. “Uno degli attacchi israeliani, aveva toccato la porta della nostra infermeria nella base italiana Unifil. Per questo in un lungo colloquio telefonico venerdì sera ho chiesto al ministro degli Esteri israeliano Katz di non toccare i nostri militari parte della missione Unifil e quindi di lanciare attacchi lontani dalla nostra base” ha spiegato il ministro degli esteri Tajani, aggiungendo: “Stiamo seguendo minuto per minuto la situazione dei nostri militari nella missione Unifil in un’area molto a rischio, ma non stanno correndo pericoli per ora. Abbiamo avuto garanzie che Israele presterà grande attenzione ai nostri militari. Abbiamo invece ridotto la presenza dell'altra missione italiana presente in Libano, che si occupa dell’addestramento dell’esercito libanese”.

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