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Libano, cercapersone esplosi erano fabbricati in Europa: l’ambasciatore iraniano ha perso un occhio

Secondo fonti Usa e libanesi, gli israeliani avrebbero piazzato micro cariche nei dispositivi facendoli poi saltare in aria ieri, causando il caos a Beirut e non solo con un bilancio parziale di almeno undici morti e oltre 4mila feriti tra cui centinaia in gravi condizioni. L’azienda taiwanese: “Forniamo solo l’autorizzazione al marchio, dispositivi fabbricati in Europa”.
A cura di Antonio Palma
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Si fa sempre più largo l’ipotesi di una manomissione fisica dietro l’esplosione simultanea dei cercapersone avvenuta in Libano con l’evidente obiettivo di colpire gli esponenti di Hezbollah. Gli israeliani avrebbero piazzato micro cariche nei dispositivi facendoli poi saltare in aria ieri, causando il caos a Beirut e non solo con un bilancio parziale di almeno undici morti e oltre 4mila feriti tra cui centinaia in gravi condizioni.

Lo sostengono sia fonti statunitensi informate sull'operazione e riportate dal New York Times e dall’Associated Press, sia fonti della sicurezza libanese interpellate da Reuters. Secondo fonti americane, i cercapersone erano stati manomessi prima ancora di raggiungere il Libano e caricati con alcune decine di grammi di esplosivo vicino alla batteria. Secondo le stesse fonti, ogni dispositivo aveva un interruttore speciale che poteva essere azionato da remoto e poteva essere utilizzato per far detonare i dispositivi. Per questo alle 15:30 di ieri, ora locale, è stato inviato un messaggio ai dispositivi che sembrava provenire dalla leadership di Hezbollah ma che ha causato l'esplosione simultanea dei cercapersone. Non ci sarebbe stato dunque un attacco hacker come inizialmente ipotizzato.

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La matrice israeliana e il Mossad

Anche una fonte di alto livello della sicurezza libanese ha riferito alla Reuters che il Mossad, l'agenzia di spionaggio israeliana, avrebbe piazzato una piccola quantità di esplosivo all'interno di 5.000 cercapersone nei mesi precedenti al loro arrivo in libano e in una fase "a livello di produzione”. La stessa fonte ritiene che almeno 3.000 cercapersone sono esplosi quando è stato inviato loro il messaggio in codice.

La matrice israeliana è stata confermata anche da un funzionario americano che ha dichiarato all'AP che martedì Israele ha informato gli Stati Uniti dopo la conclusione dell'operazione in Libano e Siria, durante la quale sono state fatte esplodere piccole quantità di esplosivo nascoste nei cercapersone.

Una delle foto dei cercapersone esplosi circolata sui social
Una delle foto dei cercapersone esplosi circolata sui social

"I cercapersone esplosi prodotti in Ungheria su licenza cinese"

Secondo le stesse fonti Usa e libanesi, i cercapersone erano stati ordinati dalla dirigenza di Hezbollah per sostituire i cellulari che sembravano troppo pericolosi e intercettabili ed erano stati consegnati solo nella primavera scorsa. L’azienda taiwanese Gold Apollo però ha chiarito che i cercapersone coinvolti nelle esplosioni di martedì portano solo il logo della società ma non sono stati fabbricati dal gruppo.

Come rietino dall’agenzia di stampa governativa cinese CNA, l’azienda ha spiegato che cercapersone sono stati progettati e fabbricati da una società con sede in Europa, in Ungheria. "Forniamo solo l'autorizzazione al marchio registrato e non abbiamo alcun coinvolgimento nella progettazione o nella produzione di questo prodotto, In base all'accordo, autorizziamo BAC a utilizzare il nostro marchio per la vendita dei prodotti in regioni specifiche del mondo, ma la progettazione e la produzione dei prodotti sono gestite interamente da BAC", si legge nella dichiarazione.

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Mojtaba Amini colpito gravemente dall’esplosione

Secondo fonti di intelligence citate da Al-Monitor, il piano originale di Israele era quello di far esplodere i cercapersone solo nel caso di una guerra aperta con Hezbollah, per ottenere un vantaggio strategico ma Israele sarebbe sta costretta a farli saltare dopo che alcuni agenti di Hezbollah avevano scoperto che i dispositivi erano stati manomessi.

Intanto l’azione rischia di causare una nuova escalation nell’area. Secondo fonti interne al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Iraniana, citate dal New York Times, anche l'ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amini, è stato colpito gravemente dall’esplosione e ha perso un occhio ed è rimasto gravemente ferito anche all'altro quando il cercapersone che stava utilizzando è esploso martedì nell'ambito dell'attacco attribuito a Israele. Al momento però nessuna risposta ufficiale è arrivata dall’Iran mentre il capo di Hezbollah Nasrallah, non interessato dall'attacco,  parlerà solo giovedì per chiarire quanto accaduto con le detonazioni dei cercapersone.

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