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Trovati 17 cadaveri al confine tra Libano e Siria: sono morti assiderati, 4 erano bambini

Almeno diciassette siriani, tra cui quattro bambini, sono morti congelati negli ultimi giorni mentre cercavano di attraversare il confine con il Libano. Secondo le prime ricostruzioni, i trafficanti hanno abbandonato il gruppo in mezzo ad una tormenta di neve.
A cura di Mirko Bellis
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I corpi senza vita dei profughi siriani ritrovati lungo il confine con il Libano
I corpi senza vita dei profughi siriani ritrovati lungo il confine con il Libano

Scappavano dalle bombe e hanno trovato la morte sulle montagne che separano la Siria dal Libano. Crudele destino quello di diciassette siriani trovati morti congelati nell'area di Masnaa, desolata terra di confine e punto di passaggio obbligato per migliaia di disperati in fuga dalla guerra. Tra le vittime ci sono anche quattro bambini mentre una donna incinta è stata soccorsa in tempo e ora si trova in un ospedale libanese. Giovedì notte, il gruppo di profughi stava cercando di varcare la frontiera quando una violenta tormenta li ha sorpresi. Secondo le prime ricostruzioni, i trafficanti ad un certo punto li avrebbero abbandonati alla loro sorte lasciandoli morire assiderati.

La mattina dopo, i militari e la protezione civile libanese hanno scoperto tredici cadaveri. In mezzo alla neve, c’erano anche i corpi di tre bambini. L'esercito è riuscito comunque a salvare sei persone, uno di loro però non ce l’ha fatta ed è morto appena arrivato in ospedale. Il bilancio purtroppo si è aggravato domenica quando una donna e di suo figlio di tre anni sono stati trovati senza vita nella zona montagnosa di Masnaa. D’accordo con fonti locali, due trafficanti siriani sarebbero stati arrestati e la protezione civile continua la ricerca di eventuali superstiti.

Il mondo non ha più scuse! Non possiamo continuare a fallire con i bambini siriani”, è stato il commento di Geert Cappelaere, direttore regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. “Il nostro pensiero va a chi ha perso i propri cari. Potrebbero esserci altri bambini dispersi nelle montagne con temperature gelide e neve”. “La popolazione siriana – ha aggiunto Cappelaere – continua a rischiare la vita e quella dei propri figli nella disperata ricerca di sicurezza e protezione”. Duro anche l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati che in una nota ha detto di essere “sconvolto” per la morte dei profughi siriani. “Queste tragiche morti ci ricordano che la situazione in Siria rimane molto difficile e che le persone continuano a correre enormi rischi per attraversare il confine. L'Unhcr – conclude il comunicato – invita gli Stati a consentire un passaggio sicuro per permettere l'ingresso delle persone bisognose di protezione”.

In Libano, secondo gli ultimi dati diffusi dalle organizzazioni umanitarie, si trovano quasi un milione di siriani. Nella valle della Bekaa, oltre 350.000 profughi sono costretti a vivere in tende improvvisate. A proteggerli dal vento e le rigide temperature invernali ci sono solo teli di plastica.

Riad Zibo, il profugo siriano che si è dato fuoco in Libano per protestare contro i tagli agli aiuti umanitari (Hadi Alabdallah/Twitter)
Riad Zibo, il profugo siriano che si è dato fuoco in Libano per protestare contro i tagli agli aiuti umanitari (Hadi Alabdallah/Twitter)

Le risorse destinate all'accoglienza sono insufficienti e non riescono a garantire un’adeguata protezione ai profughi in fuga dalla Siria, come ha denunciato l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati. Dieci giorni fa, Riad Zibo, un siriano di 45 anni, si è dato fuoco davanti a un edificio delle Nazioni Unite nella città libanese di Tripoli per protestare contro i tagli agli aiuti umanitari destinati alla sua famiglia. “Ha iniziato a urlare poi si è versato la benzina su tutto il corpo e si è dato fuoco”, hanno riferito i testimoni. Il direttore dell'ospedale Al-Salam ha detto che Zibo ha ustioni gravi in viso e su circa il 35% del corpo e le sue condizioni rimangono critiche. Una situazione disperata in cui si trovano migliaia di rifugiati. Secondo uno studio pubblicato da diversi organismi delle Nazioni Unite, tre quarti dei siriani in Libano vivono sotto la soglia della povertà; intere famiglie che hanno a disposizione meno di quattro dollari al giorno per sopravvivere. A patire di più le conseguenze della mancanza di aiuti umanitari sono proprio i bambini, costretti a matrimoni precoci o ad essere sfruttati nel lavoro. L’alternativa in patria, però, è fatta di guerra e bombe. Così, pur di scappare, i siriani sono obbligati a mettersi nelle mani di trafficanti che non esitano ad abbandonarli in mezzo ad una tormenta di neve, condannandoli a morte.

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