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Guerra in Ucraina

L’ex soldato russo si scaglia contro l’invasione di Putin: “Non vedo giustizia in questa guerra”

Pavel Filatyev, ex paracadutista russo schierato nella guerra in Ucraina, ha raccontato la disperazione dell’esercito in un lungo memoriale di 141 pagine. “Non vedo alcuna giustizia in questo conflitto”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Pavel Filatyev, foto da Facebook
Pavel Filatyev, foto da Facebook
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"Non vedo alcuna giustizia in questa guerra. Non ci ritrovo alcuna verità". Mentre lo dice, Pavel Filatyev sa di rischiare la prigione. L'ex paracadutista russo ha comunque voluto condannare l'attacco di Putin all'Ucraina con un lungo memoriale pubblicato sulle sue pagine social. La madre lo aveva invitato a non esporsi e, dopo la sua presa di posizione, ha dovuto fare i conti con l'isolamento da parte degli ex commilitoni.

"Non ho paura di combattere – ha spiegato in una lunga intervista al Guardian, raccontando i giorni sul campo di battaglia – ma ho bisogno di sentire che quello che faccio ha un senso. Ma credo che qui non ci sia. Il governo ha sottratto tutto alla popolazione ucraina e noi russi sappiamo che quello che sta accadendo è ingiusto".

Due settimane fa, Filatyev ha reso pubblico il suo pensiero con un memoriale di 141 pagine nel quale descriveva giorno per giorno la sua esperienza in guerra.

L'ex paracadutista è tornato a casa solo quando è rimasto ferito in battaglia e ha contratto un'infezione agli occhi. "Eravamo seduti sotto il fuoco nemico – spiega – e già mi chiedevo cosa ci facessimo lì, a cosa servisse questa guerra. Ho pensato: "Dio, se sopravvivo farò tutto quello che posso per fermare questa lotta senza senso"".

Per 45 giorni ha annotato i suoi pensieri nelle pagine di diario poi rese pubbliche descrivendo con dovizia di particolari la fame, la mancanza di munizioni e le spedizioni per saccheggiare le città ucraine.

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"So che probabilmente non cambierò nulla e probabilmente ho anche agito in modo stupido perché mi sono messo nei guai – ha sottolineato ai microfoni del Guardian – ma non potevo restare ulteriormente in silenzio". Il suo diario, intitolato "ZOV" dal nome dei graffiti sui veicoli dell'esercito russo, è stato pubblicato sulla stampa indipendente di Mosca. Filatyev ha lasciato la Russia all'inizio della settimana per motivi di sicurezza. 

Si tratta del primo soldato russo che ha abbandonato il Paese per aver apertamente criticato l'invasione dell'Ucraina. Il suo esempio ha portato un altro militare delle file di Mosca a puntare il dito contro l'operazione di Putin: ripreso dal sito investigativo russo iStories, ha ammesso davanti alla telecamera di aver ucciso a sangue freddo un civile ucraino di Andriivka  che cercava di scappare.

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Racconti come quelli dell'ex paracadutista sono importanti per capire la realtà che vivono i soldati spediti sul fronte. Quando l'invasione è iniziata, erano in pochissimi ad aver capito che quella "missione speciale" sarebbe stata una guerra in piena regola.

Filatyev, che ha combattuto nel 56esimo reggimento d'assalto aereo, ha raccontato nelle sue pagine di diario la profonda impreparazione del gruppo e la stanchezza di un conflitto improvviso e senza fine.

"Mi ci sono volute settimane per capire che non vi era stato alcun attacco al territorio russo – ha sottolineato – e che semplicemente avevamo appena invaso l'Ucraina"

"Nessuno di noi sapeva se sarebbe arrivato al giorno dopo. Seguendo questa logica abbiamo fatto cose che sembreranno assurde a chi non ha vissuto quel dramma. Non voglio giustificare razzie e furti, ma penso sia importante capire cosa c'è dietro per sapere come fermare tutto questo" ha spiegato ancora ai microfoni del Guardian.

"Sono partito con un equipaggiamento non adeguato e senza sapere quale fosse il nostro scopo. A Mykolaiv poi sono rimasto ferito e ho contratto una grave infezione agli occhi che mi ha quasi tolto la vista" ha raccontato Filatyev. L'infortunio gli ha permesso di tornare a casa. Per poter abbandonare il campo di battaglia, molti altri militari si sono sparati.

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Dopo la pubblicazione del suo memoriale, l'ex paracadutista ha dormito per settimane in hotel sempre diversi. Con sé aveva solo uno zaino nero contenente tutti i suoi averi. All'inizio della settimana ha deciso di lasciare il Paese.

"Pensavo di essere inutile lontano dal mio Paese – ha spiegato -. Dicevo: "Okay, ora vado in America, ma chi ha bisogno di me lì?". Se non posso aiutare la mia gente allora nessuno avrà bisogno di me o delle mie parole".

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"Non capisco perché non sia ancora stato arrestato. Ero convinto che sarebbe successo, ma nessuno ha fatto nulla. Ho detto più di chiunque altro su questa guerra ma nessuno ha reagito. Forse le autorità non sanno bene come comportarsi". Pur avendo deciso di abbandonare il Paese, Filatyev ha paura di quello che avverrà nelle prossime settimane.

"Sono sopraffatto dalle emozioni, ho dovuto allontanarmi per aver detto la verità. Le persone mi chiedono perché non ho buttato a terra le armi. Beh io sono contrario a questa guerra, ma non sono un generale o il ministro della Difesa. Non sono neppure Putin e non so come fermare tutto questo. Così facendo non avrei cambiato nulla".

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