L’ex presidente francese Sarkozy condannato a un anno di carcere per finanziamenti elettorali illegali
È arrivata anche in secondo grado la condanna a un anno di carcere per l'ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, 68 anni, nel cosiddetto caso ‘Bygmalion'. La Corte d'Appello di Parigi ha confermato la pena stabilita in primo grado, con la differenza che però sei mesi di pena saranno con la condizionale, e gli altri sei mesi con pene alternative al carcere che un giudice deciderà nei prossimi trenta giorni. Non si tratterà quindi di una detenzione in carcere, ma è comunque confermata la condanna per finanziamenti elettorali illeciti. Si attende ora il ricorso in Cassazione che dovrebbe portare al verdetto definitivo sulla faccenda.
Il caso riguarda le elezioni presidenziali del 2012. L'accusa ha sostenuto – e il giudice ha concordato – che la campagna elettorale di Nicolas Sarkozy superò di gran lunga le spese consentite dalla legge, e che il candidato ne fosse a conoscenza. Infatti, il massimo di soldi spesi per la campagna avrebbe dovuto essere di 22,6 milioni di euro, mentre si arrivò a circa 42,8 milioni di euro. Peraltro, il finanziamento illecito non servì alla vittoria, dato che il presidente uscente perse contro François Hollande.
L'eccesso di spesa fu nascosto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, chiedendo alla società finanziaria e di comunicazione Bygmalion di compilare fatture false. Così, con un sistema di doppia contabilità, si finse che diverse spese fossero legate a servizi forniti al partito presidenziale (Unione per un movimento popolare, oggi sostituito da Les Républicains), e non direttamente al presidente. La condanna a Sarkozy è arrivata perché l'ex presidente era a conoscenza delle spese eccessive e illegittime, ma non le fermò. Sono arrivate condanne anche per l'ex direttore della campagna elettorale Guillaume Lambert, il suo vice Jérôme Lavrilleux, e gli ex direttori di Bygmalion, Franck Attal e Guy Alves.
Per Sarkozy sono in corso anche altre due vicende giudiziarie. Una riguarda il sospetto di finanziamenti provenienti dalla Libia per la sua campagna (vittoriosa) nel 2007, e lo vedrà in tribunale l'anno prossimo. L'altra, invece, è già arrivata al secondo grado: a maggio dell'anno scorso l'ex presidente è stato condannato a tre anni di carcere per corruzione e traffico di influenze. Avrebbe appoggiato la candidatura di un magistrato (a sua volta condannato) per una carica importante, in cambio di intercettazioni e comunicazioni secretate su casi che lo riguardavano. La condanna in primo grado, identica, era arrivata nel 2021. Anche in questo caso, si aspetta il giudizio della Cassazione per chiudere la vicenda.