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Opinioni

Legge anti-aborto in Polonia: alla guida del paese una donna contro le donne

La prima ministro polacca in prima linea per criminalizzare l’aborto: fino a 5 anni di carcere. Nel silenzio dei media occidentali impegnati a difendere le donne dall’Islam (commentando bufale), e a salvare le islamiche da se stesse, un paese europeo fa un altro pericoloso balzo indietro per assecondare il potere dei vescovi.
A cura di Sabina Ambrogi
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Il primo ministro polacco Beata Szydlo (@ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images).
Il primo ministro polacco Beata Szydlo (@ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images).

Assicurarsi il potere sulla pelle e sulla vita delle donne è forse l'aspetto più spregevole dei regimi conservatori. Così liberali e disinvolti in economia e sempre così illiberali nei diritti civili. E' quanto sta accadendo in Polonia in questi giorni. L'obiettivo della nuova legge proposta e caldeggiata dai vescovi è vietare l'aborto. Il partito degli ultra conservatori, Pis (Diritto e Giustizia è il nome paradossale) ha la maggioranza assoluta in Parlamento. Ancora più grave, quando la primo ministro a permettere tutto questo sia una donna che agisce contro altre donne: Beata Szydlo ha preso chiaramente posizione in favore della proposta della legge: “La vita di ciascuno è protetta dal quinto Comandamento ‘non uccidere' ", ha detto. L'élite politica polacca è convinta che non può mantenere il regime politico e sociale senza il sostegno della chiesa. E' sufficiente da parte di questa un ricatto permanente: essere entrati a far parte dell'Ue è legato alla riserva sulla  questione dell'interruzione di gravidanza.

Con una lettera, i vescovi polacchi hanno chiestouna totale protezione giuridica dei non nati” e che tale testo venisse letto in tutte le parrocchie. La nuova proposta di legge vieta ogni tentativo di interruzione di gravidanza, salvo nel caso in cui  la vita della madre non sia gravemente compromessa. La legge attuale, già molto restrittiva, esclude qualsiasi scelta autonoma, ma permette l'accesso all'aborto solo se un esame prenatale indichi una grave patologia o se la gravidanza risulti frutto di uno stupro o di incesto. Deroghe che  verrebbero però  soppresse in caso di adozione del testo. Il progetto include anche un aumento di  pena per la persona che pratica l'aborto al di fuori di questi casi, che sia paziente o medico: 5 anni di prigione contro i due attuali.

La Federazione del Planning familiare ha sottolineato che la maggior parte degli aborti legali sono già rifiutati e quindi praticati nell'illegalità. Secondo questa associazione tra 80.000 e 200.000 aborti illegali in Polonia sono effettuati da medici negli studi privati a costi elevati. L'accesso è quindi solo per donne abbienti.

Di positivo c'è però in queste ore una grande resistenza. Per le femministe Szydlo è “una marionetta nelle mani della Chiesa”. Domenica 3 aprile, migliaia di donne, spesso accompagnate dalla loro famiglia o dai loro compagni hanno manifestato davanti al Parlamento polacco in diciotto città del paese. La maggior parte esibiva dei cartelli con una gruccia di metallo e una scritta: “questo è il simbolo più primitivo e barbaro dell'aborto che ci porta 100 anni indietro”. Contestualmente, nelle chiese i sacerdoti hanno letto, durante la messa, un comunicato dell'episcopato polacco che chiama il governo a legiferare per il divieto totale. Le femministe hanno allora organizzato happenings in diverse chiese, gridando “vergogna”. Ma il punto è anche che la questione divide il paese, e le convinzioni di più del 50% vanno verso una libertà assoluta dell'aborto, il che, ancora di più, configura l'iniquità globale del progetto.

Oltre all'angoscioso quadro che si profila all'orizzonte per le donne polacche vanno sottolineati alcuni punti che  riguardano però tutti. Primo, l'avanzata in Europa dei partiti neo liberal e conservatori, che lasciano fiumi di miserie e di restrizione di diritti civili. Secondo. Va registrato che la famosa questione delle donne al potere di cui si  è sempre parlato, come soluzione per la modernità, pare naufragare nelle logiche del potere.  Una donna al comando si batte aspramente contro altre donne, ed è legata ai gangli del patriarcato come un uomo ottuso. Terzo: le donne sono, al solito, oggetto di strumentalizzazione. Lo sono per la questione del nemico islamico. Lo sono ancora di più nel caso dell'aborto. Mai come in questo momento si stanno accumulando anatemi e si sta soffiando su timori senza senso: una favoleggiata avanzata dell'Islam porterebbe con sé arretratezza che va contro le donne, mai come in questo momento i partiti più conservatori, gli stessi che sono poi anti abortisti, si sono svegliati “femministi”. E allora è assai bizzarro che la gravissima notizia di ciò che sta accadendo in Polonia sia passata per lo più inosservata mentre la clamorosa (e peraltro evidente) bufala delle minigonne vietate a Amsterdam, commentata da eminenti opinionisti sia ritenuta ancora autentica, malgrado le smentite apparse un po' ovunque. Quarto: l'aspetto più innaturale e meno sano a riguardo è proprio la debolezza dell'Ue, nella quale bisogna continuare a credere per poterci immaginare ancora umani e moderni.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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