“Il nuovo ordine esecutivo dell’amministrazione concernente l'ingresso o il ritorno negli USA di individui provenienti da alcuni paesi sta già causando danni e dovrebbe essere cancellato il più in fretta possibile. L’ordine sta bloccando studenti che hanno avuto il permesso di venire qui e ora stanno cercando di raggiungere i campus, e minaccia di turbare l’istruzione e il lavoro di ricerca di tante altre persone”. Comincia in questo modo il comunicato che l’AAU, l’associazione delle Università americane, ha diramato subito dopo l’entrata in vigore del cosiddetto Muslim Ban, il provvedimento con il quale l’amministrazione Trump ha nei fatti bloccato l’ingresso negli Stati Uniti dei cittadini di 7 Paesi e ha sospeso l’accoglienza ai rifugiati.
L’AAU si rivolge poi direttamente a Trump, sollecitando “a rendere chiaro al mondo che gli Stati Uniti continueranno ad accogliere le persone di maggior talento di tutti i paesi per studiare, insegnare e svolgere attività di ricerca e per usufruire di borse di studio presso le nostre università”.
Accanto agli avvocati che hanno lavorato pro bono per sostenere le prime “vittime” del ban di Trump, alle decine di migliaia di persone che hanno manifestato la loro disapprovazione verso il Musil Ban, alle centinaia di migliaia di individui che hanno espresso la loro solidarietà sui social media, ci sono anche gli accademici statunitensi.
La mobilitazione contro l’amministrazione statunitense coinvolge dunque anche il mondo accademico, e non solo per una questione “formale” o tecnica, come pure qualcuno ha ipotizzato nelle ultime ore.
Ci sono questioni sostanziali e “ideali”, insomma. Lo conferma anche un lungo messaggio inviato dal Presidente ad interim della Cornell University, Hunter R. Rawlings III, ai propri studenti. L’Università statunitense, con sede a New York e campus a Ithaca, non solo fornirà assistenza legale agli studenti e ai ricercatori che dovessero avere problemi con i nuovi provvedimenti dell’amministrazione statunitense, ma si impegnerà a tutelare la loro privacy, “from unauthorized or unlawful intrusion”, in particolare per quel che riguarda le informazioni relative all’immigration status.
Il concetto che guiderà l’Università è ben riassunto dal rettore:
We have an obligation to assert our principles when policies and administrative decisions are contrary to those principles.
In sostanza: “Abbiamo l’obbligo di far valere i nostri principi quando le politiche e le decisioni amministrative sono in contrasto con esse”. Il ban nei confronti di liberi cittadini “è fondamentalmente antitetico” ai principi stessi della Cornell, spiega il rettore:
La nostra è una Università globale, in cui più di un quinto degli studenti proviene da altre nazioni. […] La Cornell non cambierà i suoi criteri di ammissione e garantirà gli standard di eccellenza continuando a sollecitare, accettare e incoraggiare le richieste degli studenti e dei ricercatori di tutto il mondo, inclusi quelli dei paesi interessati dal provvedimento […] Voglio anche sottolineare l’importanza di dimostrare rispetto verso tutti i membri della comunità, qualunque sia la loro provenienza, etnia, genere, credo religioso o appartenenza politica.