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Opinioni

Le Torri Gemelle stanno cadendo ancora, vent’anni dopo l’11 settembre

Hanno vinto loro. Vent’anni dopo le Torri Gemelle, nel giorno in cui i Talebani festeggiano il ritorno al potere a Kabul, non possiamo che ammettere la nostra sconfitta. Quel giorno pensavamo di poter cambiare il mondo e renderlo migliore. Dopo vent’anni di guai ci siamo di nuovo girati dall’altra parte. E le Torri Gemelle continuano a cadere.
A cura di Monica Maggioni
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Rivedere in queste ore le immagini delle Torri  Gemelle attraversate dagli aerei.
Ripensare a quelle ore. Al momento in cui squilla il telefono. Il caporedattore che ti urla “corri sta crollando il mondo”. E il mondo, almeno quello delle nostre certezze, stava crollando davvero.

Abbiamo pensato che forse lo choc ci avrebbe reso migliori. Gli americani si sono sentiti più uniti tra loro dal confronto con la ferocia del nemico esterno. Noi, dall’altra parte dell’oceano, abbiamo detto”siamo tutti americani”, siamo tutti con voi. Lo sgomento è stato profondo, ma lo choc collettivo non ha prodotto domande. Ha prodotto solo reazioni violente e certezze. Una guerra in Afghanistan, per dare la caccia ai terroristi. Era la prima. Una guerra che, anche con tutti i suoi errori, avrebbe potuto funzionare. Invece due anni dopo George W. Bush e i suoi decisero che non bastava. Che era venuto il tempo di chiudere i conti con l’Iraq pur sapendo (tutti gli esperti lo ripetevano) che Saddam Hussein non aveva nulla a che fare con l’undici settembre.

Così, dopo l’Afghanistan venne la guerra in Iraq; con il pretesto della ricerca delle armi di distruzione di massa – che non c’erano più – e la distruzione (quella reale) di un paese già allo stremo. Una guerra lasciata a metà perché l’opinione pubblica americana, cinque anni dopo l’invasione, non ne voleva più sapere di morti e soldi spesi per una storia troppo lontana. Una guerra con un epilogo troppo rapido. Ma che a molti sembrava la più pratica via di fuga.

Così ce ne siamo andati tutti dall’Iraq e  ci siamo illusi di poter ignorare il destino degli iracheni. Basta prime pagine dei giornali. Fine delle notizie. Ci hanno pensato i tagliagole seriali di Isis a costringerci a ricordare l’esistenza di quei luoghi. Lo hanno fatto riportandoci l’orrore in casa, le stragi nelle vie delle nostre città. I terroristi hanno sconvolto di nuovo il nostro tranquillo quotidiano, come era già successo l’undici settembre. Ma nemmeno lo scempio iracheno ha insegnato nulla. Così, quando l’orologio dell’opinione pubblica e del favore elettorale ha ricominciato a battere il tempo, è stata la volta dell’Afghanistan. Basta guerre si è detto. Bello, condivisibile.

Ma se le guerre ormai sono state fatte, che senso ha andarsene senza costruire una prospettiva. Non è vigliacco abbandonare tutti per convenienza propria sapendo che succederà un disastro? Domande senza senso.

È successo di nuovo. Dopo l’Iraq ora l’Afghanistan. Oggi i talebani festeggiano la nascita del governo dell’emirato: l’undici settembre del 2021. Uno sfregio. Il loro modo beffardo per dire “abbiamo vinto”. Ed è proprio così. Hanno vinto loro. Hanno vinto perché noi non abbiamo trovato una strada per rispondere a quell’odio con una prospettiva diversa. Non abbiamo saputo fare la guerra e non abbiamo saputo costruire la pace.

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Riguardare le Torri che implodono oggi è ancora più doloroso perché quelle torri non hanno più smesso di cadere. Hanno ucciso migliaia di iracheni, migliaia di afghani, I redattori di Charlie Hebdo, i militari che non sono più tornati e quelli che sono tornati a casa ma si erano persi per sempre. Quelle Torri hanno travolto esistenze e sogni. E oggi, a Kabul, stanno travolgendo la vita di centinaia di ragazze e ragazzi. Che  avevano creduto che le cose sarebbero andate diversamente. E invece vengono picchiati, minacciati. Sulle loro esistenze sta per richiudersi la palude della nostra indifferenza. Ma non c’è via di fuga.

Fino a quando penseremo che per risolvere la cosa sarà sufficiente andarsene, girarsi dall’altra parte, ignorare la questione, le Torri continueranno a cadere.

Il giorno 11 settembre Rai Uno alle 20.35, trasmetterà “Speciale 11 settembre, le due ore che cambiarono il mondo”, condotto da Monica Maggioni. Ospiti in studio personalità del giornalismo, della cultura e dell’economia per ricordare cosa accadde ma anche analizzare le conseguenze a lungo termine e gli effetti sulla scena internazionale di quello che fu un colpo al cuore dell’America. In anteprima in Italia, verrà trasmesso durante la serata una coproduzione di Rai Documentari e BBC: materiali d’archivio inediti e interviste ai sopravvissuti in uno straordinario lavoro di ricostruzione di fatti divenuti storia e di vicende umane. Lo speciale sarà messo a disposizione anche su RaiPlay nella sezione Documentari.

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Nata a Milano il 20 maggio 1964, laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne, giornalista. E' stata inviata speciale, scrittrice, documentarista, direttore di telegiornale e Presidente Rai.
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