Ucraina, le Repubbliche separatiste del Donbass vogliono un referendum per l’annessione alla Russia
A breve a Lugansk, l'autoproclamata Repubblica filo-russa nella regione del Donbass, nell'est dell'Ucraina, potrebbe svolgersi un referendum per l'annessione a Mosca. È quanto ha dichiarato questa mattina il leader dei separatisti Leonid Pasechnik, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa russa Tass, anche se una data ancora non c'è. "Penso che nel prossimo futuro si terrà un referendum sul territorio della repubblica, in cui le persone eserciteranno il loro diritto costituzionale assoluto ed esprimeranno la loro opinione sul fatto di unirsi alla Federazione russa", ha detto Pasechnik, prima di correggere il tiro affermando che "al momento non sono in corso preparativi" per la consultazione.
Mosca dal canto suo sembra aver accolto con favore la notizia. "Le repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk hanno il diritto di decidere di diventare parte della Russia se ciò non contraddice le loro Costituzioni, Mosca riconosce la loro sovranità", ha commentato il senatore russo Andrey Klishas, dando sostanzialmente via libera al progetto. Ma non tutti la pensano così. Per Leonid Kalashnikov, presidente della commissione della Duma per gli affari delle ex repubbliche sovietiche è "sconsigliabile" tenere ora referendum per l'annessione alla Russia delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. "Non penso sia consigliabile in principio – ha detto Kalashnikov, citato da Interfax – perché le due repubbliche erano fino a tempi recenti parte dell'Ucraina".
A parlare di referendum nei giorni scorsi era stato anche il presidente ucraino Zelensky, definendolo "necessario per quanto riguarda le garanzie di sicurezza, lo status delle repubbliche separatiste di Luhansk e Donetsk e quello della Crimea. La gente dovrà dire la sua su certi formati di compromesso. E questo sarà, ed è, parte della conversazione e delle intese con la Russia".
Il conflitto in Donbass dal 2014 e le mire russe
La Russia il mese scorso ha riconosciuto le autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk come indipendenti e poco dopo ha ordinato quella che ha definito "un'operazione di mantenimento della pace nella regione del Donbass", dove dal 2014 è in atto una guerra tra russi e ucraini e che ha già causato almeno 14mila morti. Le due Repubbliche, nate in seguito alle manifestazioni di militanti filorussi contro il nuovo governo filo occidentale, insediatosi all'inizio del 2014 in Ucraina dopo le proteste popolari dell'Euromaidan a Kiev, insieme coprono un'area di quasi 17mila chilometri quadrati, dove vivono circa 3,7 milioni di persone, di cui la maggioranza è di origine russa.
L'importanza del Donbass nelle trattative di pace
La loro indipendenza dall'Ucraina rappresenta anche uno dei punti discussi dalle delegazioni dei due Paesi nel corso dei negoziati di pace. A cui Kiev, per altro, non intende cedere in nome della sua "integrità territoriale". Non solo. Da questo momento in poi, ha fatto sapere Mosca, "le forze russe si concentreranno sulla liberazione della regione più orientale del Donbass, dopo la conclusione della prima fase "dell'operazione speciale". Il significato di questo cambio di strategia resta ancora un mistero, ma potrebbe essere anche una svolta nel conflitto, con potenziali conseguenze anche nella piramide del potere a Mosca: forse il segnale che la guerra non durerà a lungo e che Putin comincia a ridurre le sue ambizioni.