“Le paure sono le stesse da 50 anni”, il racconto a Fanpage.it nell’anniversario del golpe cileno
"La mia generazione non ha mai vissuto direttamente la dittatura: sono nato nel 1995, quando il mio Paese era già una democrazia, ma posso comunque dire che conviviamo con l’eredità di quegli anni" racconta a Fanpage.it Matìas, studente di Psicologia presso la Facoltà di Scienze Sociali dell'Università del Cile.
"Ciò non riguarda solo il sistema politico, ma anche l’aspetto psicologico della nostra cultura. In Cile esiste un trauma psicosociale e transgenerazionale, dove comportamenti, paure e insicurezze si replicano da cinquant'anni".
Matìas è uno studente che ha preso parte alle manifestazioni che si sono tenute negli scorsi giorni in Cile per ricordare il 50esimo anniversario dal golpe dell'undici settembre del 1973. Quell'anno, il generale Augusto Pinochet prese il potere destituendo il socialista Salvador Allende, democraticamente eletto nel 1970. Il regime durò fino al 1990, ma il Paese, come ricorda Matìas, "porta ancora i segni delle ferite di quegli anni".
Migliaia furono le persone brutalmente uccise o fatte scomparire per l'opposizione alla dittatura. Settimane fa l'attuale presidente di sinistra Boric aveva annunciato un programma di identificazione dei desaparecidos, il primo nella storia del Paese. Lo studente cileno descrive a Fanpage.it gli eventi degli ultimi giorni: nel Paese da anni si tengono manifestazioni per ricordare il colpo di stato del 1973; quest'anno, tuttavia, la ricorrenza era particolarmente sentita per via della cifra tonda.
"Se sei cileno, devi sapere cos'è successo cinquant'anni fa"
"Non c'è stata una ‘grande marcia' vera e propria. Piuttosto, ci sono state diverse attività a Santiago, come a Villa Grimaldi, uno dei principali centri di detenzione e di tortura utilizzati dalla Dina, la polizia segreta cilena, e al Cimitero per i detenuti scomparsi, dove si è tenuto un pellegrinaggio. Più di cinquanta organizzazioni della società civile si sono riunite la notte prima dell'undici settembre davanti al palazzo presidenziale de La Moneda. Numerose famiglie si sono poi incontrare allo Stadio Nazionale, un punto strategico per riunire i detenuti e gli scomparsi".
Il ricordo del colpo di stato negli ultimi giorni, in Cile, è stato padrone della scena, dai funerali ai discorsi, alle marce, ai cicli di film, alle mostre artistiche e musicali. "La memoria del golpe, però, è stata affrontata soprattutto negli ambienti sociali, come nel dialogo tra colleghi e amici. Questo perché, se sei cileno, che tu abbia o meno un'opinione formata sul golpe, devi sapere cos'è successo cinquant'anni fa" continua Matìas.
Negli ultimi anni i giovani sono spesso scesi in piazza nel paese sudamericano per "puntare il dito contro l'eredità del golpe di Pinochet: il modello neoliberista ci ha portato in dote un miserabile sistema pensionistico, la privatizzazione di settori come la sanità, l'istruzione, nonché le risorse naturali", spiega Matìas.
Il progetto bocciato di una nuova Costituzione
Nel 2019, migliaia di giovani scesero in piazza a Santiago, inizialmente per manifestare contro il costo del biglietto della metropolitana. Successivamente le proteste portarono a un plebiscito nazionale per la stesura di una nuova Costituzione nazionale, che sostituisse quella approvata nel 1980 e riformata nel 1989, durante la dittatura di Pinochet.
Bocciata con un referendum nel 2022, la disfatta della Carta ‘più progressista del mondo’, come veniva chiamata all'epoca, non frenò comunque la richiesta di cambiamento. "Pur con i suoi difetti e le sue critiche, il nostro fallito progetto costituzionale e popolare ha cercato di sradicare l'eredità di Pinochet" conferma Matìas.
Il governo in carica, presieduto da Boric, ha diversi oppositori, principalmente a causa dei discorsi precedenti all'insediamento e relazionati all'attuale strategia politica, estremamente conciliatrice con i partiti dell'opposizione. "Non è cosa da poco che abbia invitato l’ex presidente di destra Piñera a partecipare alla commemorazione del colpo di stato: qualche anno fa aveva dichiarato che, una volta al potere, lo avrebbe indagato e arrestato per violazioni dei diritti umani". Secondo lo studente, l'attuale governo "ha comunque ricercato il progresso in diverse questioni sociali ed è riuscito a contenere la recessione post-pandemia".
"In Cile c'è sempre più negazionismo"
"C'è sempre stato negazionismo in Cile: il clima politico nel paese, però, ultimamente è ancora più polarizzato, dopo la pandemia, le proteste del 2019 e l'ascesa della destra nei paesi vicini, come l'attuale candidato di estrema destra in Argentina, Javier Milei, e l'ex presidente Jair Bolsonaro in Brasile" dice Matìas. Lo studente di psicologia, così come altre migliaia di giovani cileni, auspicano una "legge che promuova la verità e la giustizia, e condanni il negazionismo con il carcere. Non è possibile che le persone continuino ad onorare i complici del regime: da quando Pinochet è stato arrestato a Londra, venti anni fa, non è cambiato assolutamente niente".