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Le mosse di Putin dopo l’incontro Biden-Zelensky: nuove armi atomiche e altri 500mila uomini al fronte

“L’aumento dei coscritti distruggerà l’economia russa”, dicono gli analisti. E nella popolazione c’è chi fa paragoni tra il “moderno” presidente ucraino in visita in America e il “vecchio” zar. Cosa che non intacca il sostegno al regime ma non piace al leader del Cremlino. “Disposto a tutto” per vincere contro Kyiv e gli Usa.
A cura di Riccardo Amati
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Mentre Volodymir Zelensky volava a Washington come un nuovo Churchill a riscuotere l’aiuto americano nella guerra contro l’aggressore e a raccogliere gli applausi del mondo, a Mosca Putin raccoglieva gli applausi dei suoi generali promettendo tutti i mezzi necessari per completare l’aggressione, in un meeting che l’inevitabile confronto con lo storico evento americano ha reso piuttosto patetico. Anche perché le misure annunciate dal presidente russo per rafforzare il suo esercito potrebbero costare molto care a Mosca, dicono alcuni analisti.

Più esercito e meno economia

Oltre a migliorare l’operatività delle forze nucleari con l’entrata in servizio dei missili ipersonici Zircon e gli intercontinentali Sarmat, creare basi navali nei territori unilateralmente annessi nel Sud-Est dell’Ucraina e battezzare nuove unità di combattimento, Putin prevede di reclutare circa 300mila uomini in più rispetto agli attuali portando il numero totale degli effettivi a 1,5 milioni. “Ma allora l’incremento dovrebbe essere di ben 490mila, altro che 300mila”, nota Sergey Fadeichev sul sito di news Meduza, ricordando che al momento i soldati sono circa 1,1 milioni. Una nuova mobilitazione, esclusa a parole dal presidente, sembra quindi parecchio probabile. Se non inevitabile. Con tutti i problemi sociali che comporta. Nel frattempo, si prova a tranquillizzare le famiglie alzando l’età dei coscritti: da 18 a 21 anni. Le conseguenze sull’economia saranno però nefaste, secondo il politologo del think tank Carnegie Andei Kolesnikov: “Se verrà fatto davvero, significherà che andranno sotto le armi i giovani che hanno appena finito l’università. Saranno così espulsi dal sistema economico, il loro talento verrà azzerato”. La possibile coscrizione fino a 30 anni — altro provvedimento annunciato nel meeting coi generali — rincarerebbe la dose: “Per obbiettive ragioni demografiche, tre o quattro milioni di persone in età lavorativa spariranno entro il 2030. Se si aggiungono quelle che son fuggite o che fuggiranno dal Paese, i mobilizzati, i caduti in combattimento e chi sarà reso disabile, vedremo un vero e proprio collasso del mercato del lavoro e distorsioni demografiche che faranno ancora diminuire la già bassa natalità”. Mica una bella prospettiva, per la Russia di Putin. Che però per vincere la guerra è disposto a tutto.

Prima regola: adattarsi

Intanto, l’immagine dello zar diventa più opaca, meno propositiva, perdente. Quella di Zelensky rischierebbe di oscurarla anche nella stessa Russia, se non ci fosse il filtro della propaganda a far sì che pochi se ne accorgano. E se non ci fosse il leggendario spirito di adattamento dei russi. “Il tasso di adeguamento è alto”, dice a Fanpage.it Andrei Kolesnikov dalla sua casa di Mosca. “E anche il livello di ansietà rispetto alla guerra è tornato a scendere. C’è un atteggiamento fortemente pragmatico nei confronti dei problemi”. La tivù di Stato ha deriso il viaggio del presidente ucraino in America dicendo che è andato a inginocchiarsi davanti a Biden per elemosinare nuovi aiuti. “Zelensky è il figlio di puttana dell’Occidente”, è stato il poco diplomatico commento della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. Molta gente la pensa così. “Si è dimostrato una volta di più un pupazzo degli americani”, ci dice via zoom da Voronezh — città russa a circa 650 chilometri dal confine ucraino — Marina, 46 anni, veterinario. “E Putin fa bene a combattere contro il nazismo di Kyiv e contro l’immoralità dell’Occidente che ci vuole distruggere e con la sua propaganda Lgbt vuol colpire i nostri stessi valori”. Nessuno fino al 24 febbraio scorso parlava così, tra i molti russi che conosciamo e intervistiamo. La guerra alla verità proclamata da un’ideologia messa insieme di recente e combattuta a colpi di propaganda è stata vinta. Non tutti, però, sono “mobilitati” a sostegno del regime. “La grande maggioranza del pubblico resta indifferente a eventi quali l’incontro Zelensky-Biden”, commenta Kolesnikov. I russi sono troppo occupati a sopravvivere. “Ma per la parte che sostiene Putin, le notizie di questo tipo non fanno che confermare le convinzioni. E anche per chi vede in Zelensky un leader più moderno e positivo di Putin, l’effetto è minimo. Perché c’è una guerra in corso e al comandante in capo bisogna pur perdonare qualche imperfezione”.

“Non c’è paragone”

Sarà minimo ma qualche effetto c’è. E qualche paragone lo si fa. Martedì scorso Zelensky era a rischiare la pelle tra i suoi soldati sul fronte di Bakhmut. Nelle stesse ore Putin, al sicuro all’interno del Cremlino, attaccava medaglie sulle divise ben stirate dei suoi eroi di guerra. In Russia ormai ci sono solo media di Stato, con una linea editoriale univoca o quasi. Ma grazie alle applicazioni Vpn, che permettono di far breccia sui siti di notizie oscurati, c’è chi continua a informarsi, e a vedere le differenze. “Guardavo su internet le immagini di Zelensky al fronte e in tivù quelle di Putin che distribuiva le medaglie in quella bella sala piena di marmo e di stucchi”, ci racconta via Zoom da Mosca Maxim, bancario trentenne in smart-working. “Non sapevo se ridere o piangere, ma certo la differenza colpiva. A favore di Zelensky”. E aggiunge un “purtroppo”. “Zelensky è una persona giovane, moderna e moralmente normale. È l’esempio del leader del futuro”, afferma Kolesnikov. “Putin è immorale, vecchio e all’antica. Nel senso peggiore del termine. Rappresenta il passato”. Il problema è che Putin da ormai molti anni ha la passione della Storia. E vuole passare alla Storia come uno statista propulsivo e vincente, non certo come uno sconfitto e un avanzo di secoli oscuri. È uno dei motivi che lo hanno portato a invadere l’Ucraina, e a creare l’ideologia anti-occidentale, revanscista e di fatto imperialista che legittima la guerra al Paese confinante e il potere in Russia. Quando promette ai suoi generali che farà di tutto per sconfiggere Zelensky, è molto sincero. Che finisca per far cose che possano rovinare la Russia, è un rischio che è disposto a correre. Perché comunque è in possesso dell’arma finale. Non è un caso che sia tornato a toccare la narrativa nucleare. A dire ai generali, al pubblico russo e all’Occidente che i Sarmat e gli Zircon saranno pronti per un utilizzo in battaglia. Vede i suoi missili coma la vera garanzia che nessuno potrà oscurare la sua immagine vincente e compromettere la sua autorevolezza nelle pagine dei libri di Storia. Con ogni probabilità spera che i missili restino solo garanzie e rimangano saldati sulle piattaforme di lancio. Ma è disposto a tutto. La minaccia resta.

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