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Le foto del proprio aborto in rete, per educare e non spaventare le donne

Una fotografa statunitense ha deciso di abortire e nel sottoporsi all’intervento ha preso il suo cellulare e ha scattato quattro foto. Immagini diverse da quelle solitamente mostrate dai movimenti anti-aborto, necessarie per documentare un’altra realtà.
A cura di Susanna Picone
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Una fotografa statunitense ha deciso di abortire e nel sottoporsi all’intervento ha preso il suo cellulare e ha scattato quattro foto. Immagini diverse da quelle solitamente mostrate dai movimenti anti-abortisti, necessarie per documentare un’altra realtà.

È una fotografa che vive negli Stati Uniti la protagonista di questa storia narrata sulle pagine del The Guardian. Una fotografa ma prima di tutto una donna che qualche tempo fa ha deciso di abortire e, nel farlo, ha anche deciso di testimoniare attraverso alcune fotografie quello che significa sottoporsi a un tale intervento. Fotografie necessarie, lo spiega anche sul sito che le ospita (il suo blog thisismyabortion.com), per far vedere che esiste una realtà diversa da quella solitamente mostrata da coloro che sono contro l’interruzione di gravidanza. Quelli che si mettono davanti alle cliniche, che non fanno che mostrare immagini di feti senza vita, di corpicini coperti di sangue, violenze (che lei chiama propaganda) che raggiungono un solo obiettivo: quello di spaventare ancor più tutte le donne (lei compresa) che si accingono a compiere una scelta già di per sé non facile da affrontare.

Il suo aborto legale, avvenuto in totale sicurezza – E allora la fotografa, stanca anche di ciò che prima di lei hanno vissuto altre donne della sua vita (a partire da sua madre, che 30 anni prima aveva abortito illegalmente, aveva sofferto e per tantissimo tempo aveva custodito in sé il segreto) ha preso il suo cellulare e di nascosto ha scattato le fotografie che mostrano il suo aborto. Non ci sono feti insanguinati, ci sono solo testimonianze – come dice lei – di un intervento avvenuto in totale sicurezza. La fotografa racconta che in quella clinica, la stessa dove l’anno precedente aveva accompagnato un’amica che doveva sottoporsi allo stesso intervento e che era stata distrutta psicologicamente dalle immagini dei movimenti pro-life presenti all’esterno, ha trovato solo medici preparati e si è sentita sicura nel dover affrontare un aborto.

Tante le persone che la ringraziano per il suo coraggio –  Il suo progetto è dunque presto spiegato: lei vuole che attraverso le sue parole e le sue immagini anche altre donne possano mettere da parte l’idea violenta dell’aborto e capire che esiste anche un’altra realtà, dove l’aborto può svolgersi senza alcun problema. Vuole che il suo sito sia usato come uno strumento per dare una visione leale, onesta ed equilibrata dell’interruzione di gravidanza sicura: un progetto, insomma, a favore delle donne e contro la violenza troppo spesso esercitata dalla propaganda dei “pro-life”. Un progetto che sta avendo il suo successo: sono innumerevoli, infatti, i commenti che la fotografa ha ricevuto in risposta alle sue immagini (sul suo sito ha fornito anche il suo indirizzo e-mail) e all’articolo del The Guardian. Gente che ha vissuto la sua stessa esperienza, donne che la ringraziano per il suo coraggio, persone che non apprezzano e che decidono di fare una scelta diversa.

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