Le donne ucraine stuprate dai russi non possono abortire in Polonia, Amnesty: “Loro diritti violati”
Le donne che dall'Ucraina sono fuggite in Polonia e che sono rimaste incinte dopo essere state vittime di violenza sessuale non possono abortire secondo quanto previsto dalla legge di Varsavia, tra le più rigide a riguardo. La denuncia è arrivata nei giorni scorsi dal Centro per le Libertà Civili ucraino: "Le donne ucraine che sono state violentate dai russi e scappate in Polonia non possono abortire lì. Secondo la legge polacca, l'aborto è consentito in caso di stupro, ma non esiste ancora un procedimento penale. Gli psicologi in Polonia la stanno convincendo che una nuova vita è meravigliosa", ha denunciato Oleksandra Matviichuk, avvocato per i diritti umani e a capo del Center for Civil Liberties. Ha confermato una situazione difficile per le donne ucraine anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, in una intervista a Fanpage.it.
Riccardo, cosa ci può dire a proposito della denuncia che riguarda l'impossibilità delle donne ucraine stuprate di abortire in Polonia?
"Comincio col dire che poco dopo il 24 febbraio, quando è iniziata l'invasione della Russia, Amnesty aveva messo in guardia sulla vulnerabilità delle donne in fuga dall'Ucraina per una serie di motivi. Primo tra tutti, perché sole o con figli a carico e comunque in condizioni di rischio di essere sottoposte a traffico di esseri umani, soprattutto le bambine. Abbiamo anche sollevato il tema della difficoltà di accesso a cure di salute sessuale e riproduttiva rispetto a persone che stavano seguendo terapie o altro in Ucraina. Poi c'è l'aspetto forse più grave che riguarda il fatto che in buona parte degli Stati che accolgono rifugiate la normativa sull'interruzione di gravidanza è restrittiva, in particolare in Polonia con le ultime decisioni della Corte Costituzionale. Quello che è denunciato è il rischio che le rifugiate possano non avere accesso a servizi di interruzione di gravidanza e che si trovino in situazione in cui i loro diritti sessuali e riproduttivi siano violati".
Avete raccolto testimonianze dirette di stupri?
"Sì, abbiamo raccolto testimonianze in una delle ultime ricerche che abbiamo fatto sul campo, che ha riguardato dal punto di vista geografico le aree intorno a Kiev e dal punto di vita della composizione sia i residenti di questi villaggi sia persone fuggite da Est e da Mariupol. Ci sono racconti di stupri che al momento sono in numero pari alle persone intervistate, non sono di certo rappresentative del totale, però se su 30 persone che sentiamo, la metà ci dice di aver subito violenza sessuale o di aver assistito ad episodi del genere allora cominciamo ad avere un quadro davvero allarmante".
Cosa farete con tutte queste testimonianze?
"L'obiettivo è quello di contribuire per la nostra parte a tutto quel volume di prove che dovrebbero servire al Procuratore del tribunale penale internazionale permanente, che è già all'opera nel senso che ha avviato l'indagine sui crimini di guerra, nella misura in cui il tribunale stesso può acquisire prove di soggetti terzi".
Oltre agli stupri, siete a conoscenza di altri crimini commessi a danno degli ucraini?
"Accanto agli episodi qualificati come crimini di guerra e legati ad attacchi indiscriminati, abbiamo conferma di uccisioni di civili, quindi di persone totalmente estranee ai combattimenti, e questo è il caso di Bucha e di altre città, ma anche di trasferimenti forzati di popolazioni, perché non sempre dai luoghi assediati si va nella direzione che si vuole ma spesso si viene trasferiti ancora più ad Est o addirittura in territorio russo, e ancora di torture. Diciamo che questi sono crimini nei confronti di singoli ma che in un contesto di guerra corrispondono a crimini veri e propri. Purtroppo, mentre le immagini di un bombardamento si vedono, sono documentate, il racconto della singola sopravvissuta allo stupro è legato all'incontro diretto con persone che le hanno vissute, per questo rischiano di essere trascurati o più difficili da ricostruire. Vorrei infine porre l'accento sul problema della tratta di esseri umani, in particolare di donne: arrivano spesso ragazze sole, che non conoscono la lingua, cercano aiuto e si buttano nella macchina del primo che incontrano e poi finiscono altrove in Europa".