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Lasciò figlio di 22 mesi in auto, ergastolo al papà per omicidio: “Voleva liberarsene”

Il 36enne statunitense Justin Ross condannato senza attenuanti per omicidio volontario e crudeltà perché il suo gesto è stato ritenuto premeditato e volontario.
A cura di Antonio Palma
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Lasciò il figlio di appena 22 mesi nell'auto parcheggiata sotto il sole cocente per oltre sette ore causandogli una morte atroce per asfissia. Per questo un papà statunitense, il 36enne Justin Ross, è stato condannato all'ergastolo da un tribunale dello stato della Georgia per omicidio volontario. Secondo l'accusa, infatti, l’uomo avrebbe lasciato intenzionalmente il bimbo nell’auto rovente per potersene liberare per sempre inscenando un finto incidente. Una trovata atroce che è costata al piccolo la morte "nella maniera più orribile che si possa immaginare", come ha spiegato il procuratore Chuck Boring.

I fatti contestati al 36enne risalgono al giugno di due anni fa quando l'uomo invece di lasciare il figlioletto all'asilo come sempre, lo portò con sé al lavoro dimenticandolo però in auto. Il piccolo Cooper rimase legato al seggiolino nel sedile posteriore dell’auto completamente chiusa senza che nessuno si accorgesse di lui. La tragedia fu scoperta solo dopo l'uscita dal lavoro del padre, sette ore dopo. Inizialmente si pensò ad un nuovo tragico incidente, ma ben presto gli inquirenti scoprirono che in realtà il 36enne si era comportato in maniera strana quel giorno.

I successivi accertamenti scoprirono che l'uomo aveva una doppia vita: mentre si mostrava genitore amorevole da un lato scambiava messaggi hot con diverse ragazze, due delle quali minorenni, e aveva continui incontri intimi extraconiugali. Alcuni messaggi pornografici erano stati inviati a ragazzine proprio mentre il figlio moriva nella sua auto. Proprio la voglia di evadere dalla famiglia, secondo i giudici, e alla base dell'omicidio del figlio. Numerosi infatti i messaggi sul suo telefonino in cui esprimeva il desiderio di evadere e vivere una vita libera, senza vincoli e senza un figlio.

Il 36enne ha sempre sostenuto che si è trattato di un tragico incidente e che il suo comportamento sessuale non ha nulla a che vedere con la vicenda, ma ad incastrarlo definitivamente diverse ricerche che aveva fatto su internet proprio su quanto tempo ci voleva e che temperature ci dovevano essere all’interno di un'auto per causare la morte di un bambino.

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