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L’annuncio dagli Usa: ucciso il numero 2 di Al Qaeda Abdullah Ahmed Abdullah. Ma l’Iran smentisce

Il New York Times annuncia che il numero due di Al Qaeda, Abdullah Ahmed Abdullah, è stato ucciso in Iran il 7 agosto, per mano di due agenti israeliani. La notizia viene però smentita dall’Iran. Abu Muhammad al-Masri, questo il nome con cui si faceva chiamare, è ricercato per due attentati alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania risalenti al 1998.
A cura di Stefano Rizzuti
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Abdullah Ahmed Abdullah, numero due di Al Qaeda, è stato ucciso in Iran ad agosto, durante una missione dell’intelligente israeliana. A scriverlo è il New York Times, anche se al momento non ci sono conferme ufficiali. Tanto che l’Iran smentisce la notizia, sostenendo che l’uccisione – che sarebbe avvenuta propria a Teheran – è un’invenzione. Il numero due di Al Qaeda è incriminato negli Stati Uniti per gli attentati del 1998 contro le ambasciate Usa in Tanzania e Kenya. Abu Muhammad al-Masri, questo il nome con cui si faceva chiamare, sarebbe stato ucciso da due agenti israeliani a bordo di una motocicletta, un’operazione condotta per volontà degli Stati Uniti, secondo quanto riportato da alcuni funzionari dell’intelligence.

L’uccisione sarebbe avvenuta il 7 agosto, in occasione dell’anniversario degli attentati per cui l’uomo era tra i terroristi più ricercati dall’Fbi. Ma nessuno tra Usa, Israele e Iran ha riconosciuto pubblicamente l’uccisione del leader di Al Qaeda. Che sarebbe stato ammazzato insieme a sua figlia, Miriam, vedova del figlio di Osama Bin Laden, Hamza Bin Laden. In passato le autorità federali degli Stati Uniti avevano messo in campo una ricompensa da 10 milioni di dollari per qualsiasi informazione utile per arrivare alla cattura del numero due dell’associazione terroristica.

Ancora il New York Times spiega che Abdullah era il “pianificatore operativo più esperto e capace non sotto custodia degli Stati Uniti” o dei suoi alleati. Informazioni riportate in un documento riservato fornito dal Centro nazionale antiterrorismo degli Stati Uniti nel 2008. Gli attentati di cui l’uomo è ritenuto responsabile hanno provocato la morte, in totale, di 224 persone e il ferimento di altre 5mila. Abdullah era stato incriminato da un giurì federale degli Usa, proprio subito dopo l’attacco, nel 1998, per il suo ruolo ritenuto centrale in quei due atti terroristici.

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