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L’acqua radioattiva della centrale nucleare di Fukushima verrà riversata in mare

Malgrado le proteste di ambientalisti, pescatori giapponesi e governi di Cina e Corea del Sud il governo nipponico ha deciso di riversare in mare l’acqua radioattiva trattata e accumulata nella centrale nucleare di Fukushima, rimasta gravemente danneggiata dopo il violentissimo terremoto del marzo di dieci anni fa.
A cura di Davide Falcioni
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Il governo giapponese ha deciso di rilasciare in mare l'acqua radioattiva trattata e accumulata nella centrale nucleare di Fukushima, rimasta gravemente danneggiata dopo il violentissimo terremoto del marzo di dieci anni fa. A riferirlo l'agenzia nipponica Kyodo News, citando una fonte informata. L'anno scorso un comitato governativo aveva raccomandato il rilascio dell'acqua trattata nell'oceano, ma l'industria della pesca e alcuni governi locali si erano opposti per il timore che poi i consumatori smettessero di mangiare i frutti di mare pescati nell'area. Anche altre nazioni asiatiche si erano espresse contro il rilascio in mare dell'acque radioattiva, in particolar modo Cina e Corea del Sud.

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Per raffreddare gli impianti danneggiati dal sisma del 2011, ogni giorno vengono aggiunti ai serbatoi circa 140 tonnellate di acqua contaminata – nella quale è presente il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. Nell’ area adiacente all’impianto sono già presenti più di mille cisterne, e secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), entro l’estate del 2022 si raggiungerà la massima capacità consentita. Il ministro del Commercio e dell’Industria, Hiroshi Kajiyama, ha riferito che il governo chiederà la cooperazione degli enti del settore a livello globale e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), oltre a discutere con le prefetture locali, per fornire un livello adeguato di sicurezza e garantire la trasparenza nel processo decisionale.

Nel febbraio dell'anno scorso, durante una visita alla centrale, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, aveva dichiarato che il rilascio dell’acqua radioattiva nell’Oceano Pacifico non violerebbe gli standard internazionali dell’industria nucleare. Durante l’incidente del marzo 2011, innescato dal terremoto di magnitudo 9 e dal successivo tsunami, si verificò il surriscaldamento del combustibile nucleare, seguito dalla fusione del nocciolo, a cui si accompagnarono le esplosioni di idrogeno e le successive emissioni di radiazioni. Lo smantellamento della centrale, che include la rimozione dei detriti prodotti dal combustibile esausto, secondo le stime del governo finirà non prima del 2051.

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