L’accusa della Polonia: “Dietro crisi migranti in Bielorussia c’è Putin, vuole destabilizzare zona”
Continua a essere tragica la situazione al confine tra Polonia e Bielorussia. Sono circa 2 mila i migranti ammassati alla frontiera in un campo profughi improvvisato, ma altre centinaia continuerebbero a trascorrere le notti all'aperto, dove le temperature crollano sotto zero. Sarebbero già undici le persone che hanno perso la vita lungo il confine: l'ultimo un bambino di solo un anno. "Attualmente il confine polacco è difeso da diverse migliaia di agenti della guardia di frontiera, della polizia e di soldati dell'esercito polacco. La situazione è tesa, e vengono prese decisioni adeguate alle sfide. Se necessario, saranno inviate ulteriori truppe al confine", ha commentato a LaPresse Stanislaw Zaryn, portavoce del ministero dei Servizi speciali di Varsavia.
Intanto circa 150 militari britannici sono partiti per la Polonia. Il ministro della Difesa, Ben Wallace, ha precisato che dovranno aiutare nella difesa dei confini fronte ai flussi di migranti promossi dal del presidente Aleksandr Lukashenko e usati come arma di destabilizzazione con il tacito sostegno di Vladimir Putin. Anche Le Forze armate dell'Estonia hanno comunicato che invieranno 100 militari in territorio polacco.
Il portavoce polacco, da parte sua, ha aggiunto: "La situazione resta grave, soprattutto perché siamo consapevoli che la Bielorussia non sarebbe in grado di condurre un'operazione così ampia contro l'Occidente senza il sostegno e l'approvazione del Cremlino. Le azioni del regime di Alexander Lukashenko devono essere analizzate nel contesto della politica aggressiva della Russia nei confronti dell'Europa centrale. Mosca sta cercando di destabilizzare la nostra regione e rafforzare la sua influenza. Ciò significa che questa crisi può durare a lungo".
Proprio oggi Putin e Lukashenko si sarebbero sentiti al telefono per fare il punto sulla crisi dei migranti. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha però sottolineato che la comunicazione tra Mosca e Minsk non basta per risolvere la crisi, ma è necessario che proseguano i contatti diretti tra Lukashenko e i vertici dell'Unione europea. Nel corso della telefonata, ha proseguito il portavoce, sia il presidente russo che quello bielorusso avrebbero espresso "la loro più profonda preoccupazione per le azioni piuttosto aggressive delle forze dell'ordine e dei militari polacchi contro i migranti".
Intanto il ministro degli Esteri bielorusso ha affermato che all'interno dell'Unione europea sono in molti a non voler davvero risolvere la crisi. Intanto Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, ha sottolineato come "la situazione umanitaria e del rispetto dei diritti umani lungo il confine tra Polonia e Bielorussia è allarmante". E ancora: "Occorre agire con urgenza per proteggere la vita delle persone bloccate in questa zona".