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L’accordo della Cop26 sul carbone senza Cina, India, Australia e Stati Uniti

Alla Cop26 è stato raggiunto un accordo per ridurre l’uso del carbone nella produzione di energia elettrica. È stato sottoscritto da 40 Paesi, anche se all’appello mancano alcuni importanti attori del panorama globale come Cina, India, Stati Uniti e Australia, che sono tra l’altro tra i Paesi che più ricorrono all’utilizzo del carbone. Questo però non è l’unico tema su cui ci sono ancora tante distanze tra i diversi Stati e su cui si fatica a trovare un approccio comune nella lotta al cambiamento climatico.
A cura di Annalisa Girardi
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Alla Cop26 è stato raggiunto un accordo per ridurre l'uso del carbone nella produzione di energia elettrica. Un'intesa sottoscritta da 40 Paesi, anche se all'appello mancano alcuni importanti attori del panorama globale come Cina, India, Stati Uniti e Australia. Angus Taylor, ministro australiano per l'energia e la riduzione delle emissioni, ha giustificato la decisone di Canberra affermando che l'intento del governo sia quello di sviluppare le nuove tecnologie energetiche, non di "spazzare via le industrie". E ancora: "Si tratta di abbattere il costo delle tecnologie a basse emissioni e assicurarsi che queste si possano offrire agli australiani. Offriremo ai cittadini ciò di cui hanno bisogno per ridurre le emissioni nel tempo. Questo non può accadere dall'oggi al domani, cerchiamo di essere chiari su questo. C'è un percorso sensato, l'Australia ne farà parte".

L'Australia, insieme a Cina, India e Stati Uniti, è uno dei Paesi che più ricorre al carbone per produrre energia elettrica. E il fatto che questi Paesi non siano nella lista di quelli che hanno sottoscritto l'intesa rende molto scettici gli ambientalisti. Secondo cui quelle della Cop26 non sono altro che promesse vuote.

Del resto quello del carbone non è l'unico ambito che, parlando di lotta al cambiamento climatico e all'inquinamento, non ha trovato il favore di tutti i Paesi. Anche sul taglio delle emissioni, ad esempio, permangono molte distanze e alcuni governi non hanno alcuna intenzione di sottoscrivere l'impegno di emissioni zero entro il 2050. Tra questi, ad esempio, quello di Pechino e quello di Nuova Delhi.

Oppure sullo stop totale alla deforestazione entro il 2030, il ministro dell'Ambiente dell'Indonesia, But Siti Nurbaya Bakar, ha detto che costringere il Paese a questo obiettivo è "chiaramente inappropriato e ingiusto". L'arcipelago del Sudest asiatico ospita la terza foresta pluviale più grande al mondo. Il ministro ha detto che l'accordo non può in alcun modo ostacolare lo sviluppo economico, definendolo come la vera priorità al momento per il Paese e spiegando che alcune parti della foresta dovranno essere abbattute per poter costruire nuove strade o per lasciare spazio alle coltivazioni.

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