La vittoria di Tsipras, ovvero il peso della democrazia contro quello dei conti pubblici
Sarà la Grecia capace di ristrutturare la sua economia, il suo tessuto sociale e politico solo sull'onda delle emozioni e della ventata d'aria fresca che risponde al nome di Alexis Tsipras? E ancora: gli slogan anticrisi, anti Germania, anti Troika e, in sintesi, anti sistema economico globale potranno essere trasformati in azione politica concreta, capace di andare oltre l'emozione del momento e promuovere quel cambiamento profondo nella cultura ellenica (e non solo) che di fatto l'ha condotta sull'orlo della tragedia?
Queste sono solo due delle tante domande che, questa mattina, circolano con più frequenza per le strade di Atene così come sui social network relative alla vittoria, straordinaria, di Alexis Tsipras alle elezioni parlamentari greche. Ieri notte l'elettorato dell'Ellade ha incoronato l'esponente della sinistra greca – troppo spesso descritto in senso dispregiativo come di sinistra “estrema”, denotando con questa accezione un senso negativo alle volontà riformatrici avanzate in campagna elettorale dal suo partito Syriza –, nuovo Premier conferendogli un potere quasi assoluto. Attraverso la conquista di 149 seggi su 151 necessari alla guida autonoma dell'Esecutivo ellenico, l'esponente della sinistra europea ha conquistato sul campo il credito necessario per dare prova da oggi delle sue capacità riformatrici, delle volontà del paese di cambiare le regole del gioco e di promuovere un sistema politico economico che, sebbene coerente con il progetto più ampio chiamato Unione Europea si ponga come alternativa alla visione burocratica imposta dalla Germania nel corso dell'ultimo ventennio. Un compito, questo, senza dubbio non da poco e che per essere ottemperato chiederà enormi sacrifici e sforzi al suo campione, in primis, e a coloro che l'hanno sostenuto in patria e all'estero (Tsipras ha raccolto grandi adesioni in molte altre realtà europee, Germania e Italia comprese).
Tuttavia il primo atto del neo premier ha già fatto storcere il naso a molti suoi sostenitori. L'aver annunciato l'intenzione di allearsi in Parlamento con la formazione di destra Anel (definita da molti utenti come omofoba, razzista e antisemita nonché antieuropeista) per ottenere la maggioranza ha in qualche modo rappresentato una prima piccola e lieve incrinatura dell'idillio che si è creato in mesi di campagna elettorale tra l'esponente greco ed i suoi sostenitori. Non sarà, in ogni caso, questo il casus belli che provocherà cambi di rotta o scenari apocalittici, visto che il governo deve ancora essere creato. Sotto la lente d'ingrandimento del suo elettorato così come dei “rigidi burocrati europei” ci saranno nei giorni a venire i primi veri provvedimenti in termini di politica economica.
Tsipras è stato sostenuto, sostanzialmente, da coloro che hanno perso il lavoro, che hanno visto la propria vita distrutta dall'intervento della cosiddetta troika di recente (ovvero Fondo monetario internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europa) e dal malgoverno nazionale che per molto e troppo tempo ha guidato il paese ellenico. Statali in primis, ma anche pensionati, studenti e imprenditori piccoli e medi che hanno sofferto dalla stretta economica imposta da Bruxelles e Francoforte, che hanno visto sparire il loro potere d'acquisto, che hanno dovuto subire ondate di licenziamenti e sforbiciate allo stato sociale che hanno devastato soprattutto istruzione e sanità lasciando il paese in ginocchio. Tsipras ha annunciato, a caldo, subito dopo l'ufficializzazione dei risultati che a prescindere dal governo che formerà andrà subito a modificare la razionalizzazione dell'energia elettrica e, come auspicato, dovrebbe smuovere l'economia andando a riassumere o – quanto meno – reinserire nel ciclo produttivo centinaia di migliaia di persone rimaste rimaste senza lavoro propria a causa della crisi.
La vera sfida di Tsipras, tuttavia, sarà quella di cambiare non solo l'opinione preconcetta di Berlino e Bruxelles, ma soprattutto di imprimere una svolta effettiva nel modo di pensare dei greci stessi che di fatto ha contribuito sostanzialmente al tracollo che ha investito il paese.
Se è indubbio che le manovre imposte dall'Unione Europea, e quindi dalla Germania, hanno sempre voluto dare più attenzione al rigore dei conti, è altrettanto vero che la gestione quanto meno “allegra” della res publica dell'Ellade ha creato con tutta probabilità danni finanche maggiori di quelli dovuti all'Austerity europea (che si ricordi sempre è stata la conseguenza della crisi e non la sua causa). I livelli altissimi di corruzione e dissoluzione dei fondi pubblici ed comunitari sono ancora nella memoria di molti (si ricordi, come unico esempio, le Olimpiadi del 2004 che avrebbero dovuto rappresentare un'occasione concreta di sviluppo per Atene e il paese, ma che si sono dimostrate un buco nero per le casse statali). Uscire dall'Euro e proseguire in una strada autonoma lontano da Bruxelles sembra improponibile, così come proseguire ciecamente sul cammino del solo rigore dei conti e della macelleria sociale sarebbe dovuto sembrare – già da qualche tempo – ai cosiddetti burocrati comunitari un suicidio politico e sociale.
Ora la grande promessa e speranza, al contempo, di Tsipras è quella di essere capace di creare concretamente una via alternativa al dogmatismo economico, di ispirazione teutonica (quanto meno per una parte molto consistente consistente) e dall'altro nel far venire meno gli slogan solo populisti anti euro, trovando un percorso comune, europeo e socialmente sostenibile che apra la cosiddetta terza via e possa essere presa ad esempio come movimento fondatore dell'Europa dei popoli e non delle sole economie, come d'altronde viene ribadito da più di dieci anni. L'in bocca al lupo per questo piano così ambizioso è d'obbligo, così come la necessità di monitorare l'attività di governo di Tsipras con la stessa lucidità e capacità critica che si è giustamente destinata ai promotori dell'Austerity europea.