La vita a Kiev sotto le bombe: “Chiudete il cielo agli aerei di Putin, non ce la facciamo più”
"Io resto a Kiev perché posso essere utile". Racconta ancora a Fanpage.it le sue giornate sotto i bombardamenti russi Oksana Gurtovaya, una ragazza che vive nella capitale ucraina e che prima dello scoppio della guerra lavorava come organizzatrice eventi. Tutto però da un giorno con l'altro è cambiato: feste e concerti hanno lasciato spazio alle sirene anti aerei e al rumore di una bomba che esplode contro un palazzo. Oksana ha avuto, e avrà anche nei prossimi giorni, la possibilità di scappare dal suo Paese per raggiungere uno dei varchi aperti al confine con la Polonia. Scappare o restare? Oksana ha scelto la seconda. E lo farà anche domani, dopo domani e dopo domani ancora.
"Vivo nel nuovo blocco di Kiev, in un'area protetta perché piena di edifici. Qui c'è anche mio nipote che lavora in un ristorante locale". Ecco quindi l'idea di come essere utili ai propri concittadini: "Abbiamo deciso di utilizzare il ristorante come luogo dove poter cucinare cibi caldi per le nostre truppe e per le unità di difesa locali. Proviamo ad aiutare le persone che hanno bisogno di un aiuto: in questi giorni sto coordinando i gruppi di volontari e cerco di accogliere più richieste di aiuto possibili". Così un gruppo di volontari di Kiev ogni giorno sotto il suono delle sirene e delle bombe si mettono nella cucina del ristorante e preparano almeno 100 pasti caldi e spuntini da distribuire a chi ne ha bisogno, come gli anziani costretti a restare nelle loro case perché non sono in grado di mettersi in viaggio fino al confine. "Oltre agli anziani, aiutiamo anche l'ospedale locale portando cibo e prodotti per il personale". Ognuno fa la sua parte: "La maggior parte dei residenti del nuovo blocco di Kiev sta dando il suo contributo, chi attraverso un finanziamento che ci permette di comprare tutti i prodotti che ci servono o chi mettendosi al servizio della distribuzione. Ognuno fa quello che può", continua a raccontare a Fanpage.it Oksana.
Poi Oksana "in diretta" racconta la sua giornata: "Oggi siamo andati con l'auto a comprare gli ingredienti al supermercato. A Kiev ora si sentono il rumore delle bombe, è molto spaventoso. La Nato non ha ancora deciso di chiudere il cielo per ripararci dalle bombe, sentiamo le sirene anti aeree molte volte al giorno". Oksana confessa anche, che seppur ha deciso di restare, ha paura: "Ora sono seduta sul pavimento nel mio bagno con il mio gatto e prego. Non ho parole, non riesco a spiegare quello che sto vivendo. Mi chiedo tutti i giorni, perché i civili muoiono senza motivo. Solo a causa di un pazzo e nessuno può fare nulla, nessuno dei Paesi del mondo può aiutare". Infine conclude: "Ogni persona ha il diritto di vivere. Più sanzioni contro la Russia abbiamo, più città ucraine vengono distrutte. L'Europa e la Nato devono prima chiudere il cielo per darci un riparo per salvare vite umane". Poi Oksana smette di scrivere. Si prepara a rivivere un'altra giornata, fotocopia al giorno precedente: le bombe, le sirene e la corsa al supermercato per comprare il cibo che distribuiranno poi ad anziani e operatori sanitari. Questa è la storia degli ucraini di Kiev oggi.