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Opinioni
Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

La versione dell’attivista palestinese Barghouti: “Il genocidio di Israele a Gaza va fermato, Occidente complice”

Il leader del movimento per il boicottaggio dello Stato ebraico “non tollera” gli attacchi contro i civili ma non condanna esplicitamente il terrorismo. Gaza ostaggio di Hamas? “Un cliché razzista”.
Intervista a Omar Barghouti
Attivista palestinese, cofondatore del movimento Boycott, Divestment and Sanctions (Bds)
A cura di Riccardo Amati
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Israele “sta commettendo un genocidio”, noi europei ne siamo “stretti complici insieme agli Usa” e chi accusa Hamas di tenere in ostaggio Gaza è “razzista”: ha poche sfumature il pensiero del cofondatore del movimento Boycott, Divestment and Sanctions (Bds), che si batte per il boicottaggio di Israele.

Omar Barghouti evita di condannare esplicitamente Hamas. Dice solo che Bds “non tollera” gli attacchi ai civili. Il che non è poco. Poi però equipara più volte Hamas ai palestinesi. A tutti i Palestinesi. Non deve stupire. Del Comitato nazionale del Bds fa parte il Consiglio delle forze nazionali e islamiche per la Palestina. Composto, fra gli altri, proprio da Hamas e da altri gruppi terroristici come Jihad islamica e Fronte popolare per la liberazione della Palestina.

Le contraddizioni sono tante: Barghouti propone la “resistenza non violenta” pur giustificando la violenza e la resistenza armata palestinese. E accetta la presenza più o meno diretta di organizzazioni terroristiche nel suo comitato direttivo. Tra Ghandi e Hamas, passando per una sfrenata condanna di Israele. E non solo. Perché il vero diavolo, per Barghouti, è l’Occidente “coloniale”. Colpevole di una “egemonia brutale e genocida”. E, naturalmente “razzista”.

Omar Barghouti, 59 anni, proviene da un’importante famiglia palestinese da sempre impegnata in politica. Nato in Qatar, ha vissuto undici anni negli Stati Uniti. Si è laureato alla Columbia University. Poi, Master in filosofia etica all’Università di Tel Aviv. Vive in Israele dal 1993.

Accetta di rispondere alle domande di Fanpage.it solo per iscritto, “vista la delicatezza degli argomenti”. Un fitto scambio di e-mail ha comunque consentito il contraddittorio.

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Il movimento Bds è ancora attuale in tempi di carneficine?

In tempi di carneficine, di concitazione e di polarizzazione tribale, il movimento Bds è più importante che mai. L’obbligo etico più profondo ora è quello di agire in modo significativo per porre fine alla complicità nella carneficina e contribuire a fermarla.

Come?

Israele è in grado di continuare quella che centinaia di studiosi di diritto internazionale e di studi sul genocidio hanno definito una guerra genocida contro i 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza. Occupata e assediata a causa della profonda complicità di Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea. Il Bds mira innanzitutto a tagliare quei legami di complicità statale, aziendale e istituzionale che permettono l’attuale genocidio in corso in Israele. Ma anche ogni complicità con il regime israeliano di colonialismo e apartheid che dura da 75 anni.

Cosa chiedete?

Sostenuto dai movimenti di base, dai sindacati e dai partiti politici palestinesi che rappresentano la maggioranza assoluta dei palestinesi nella Palestina storica e in esilio, il Bds chiede la fine dell'occupazione militare e dell'apartheid israeliani, nonché il rispetto del diritto, riconosciuto a livello internazionale, dei rifugiati palestinesi al ritorno a casa.

Cosa pensa dei rigurgiti antisemiti a cui assistiamo in questi giorni in Medio Oriente e altrove nel mondo?

Ancorato alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il movimento Bds si oppone categoricamente a tutte le forme di razzismo, compresi l’islamofobia e l’antisemitismo. In breve, il Bds prende di mira la complicità, non l’identità. A proposito di eventuali accuse di antisemitismo: il gruppo Jewish Voice for Peace a noi affiliato è composto di attivisti ebrei. Hanno manifestato in duemila a Washington. Molti di loro hanno pacificamente occupato un edificio del Congresso. Sono stati arrestati. Gridavano due slogan molto importanti: “Non in mio nome” e “Fermate il genocidio”.

Ma la violenza è proprio l'unico modo per contrastare il colonialismo e l'apartheid di Israele?

Come dice il filosofo brasiliano Paulo Freire, “con l’instaurarsi di un rapporto di oppressione, la violenza è già iniziata”. In ogni situazione di oppressione, la violenza nasce dalla presenza stessa dell’oppressione. La reazione degli oppressi – violenta o meno, moralmente difendibile o meno – è sempre proprio questa, una reazione alla violenza iniziale dell’oppressore.

Lei giustifica la violenza?

Il movimento Bds sostiene la resistenza non violenta, il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni in tutti i campi, accademico, culturale, sportivo, economico, militare e di sicurezza, e via dicendo. La posizione coerente del movimento da quando il Bds è stato lanciato nel 2005 dalla maggioranza assoluta della società palestinese in Palestina e in esilio è chiara: in armonia con il diritto internazionale, il movimento nonviolento Bds riconosce il diritto del popolo autoctono palestinese a resistere al decennale regime israeliano di colonialismo, apartheid e occupazione militare” con tutti i mezzi disponibili, compresa la resistenza armata. Come richiesto da numerose risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel rigoroso rispetto del principio del divieto di prendere di mira i non combattenti”. 

Ma giustifica l'attacco di Hamas contro Israele?

L’uso della forza contro i non combattenti è proibito, sia da parte degli oppressori che da parte degli oppressi. Nonostante il massiccio squilibrio di potere e, soprattutto, l’altrettanto massiccia asimmetria morale tra colonizzatore e colonizzato. Desidero vedere la fine di ogni violenza, e questo è il motivo del mio volontariato nel movimento Bds. Si tratta di porre fine alla causa principale della violenza: l'oppressione. Comprendere il contesto e le cause profonde non implica essere d’accordo o giustificare questo o quell’atto che viola il diritto internazionale.

Insomma, condanna o no Hamas per aver massacrato a sangue freddo bambini, anziani e ragazzi che ballavano a una festa?

Il movimento Bds non tollera in alcun modo che vengano colpiti civili. 

Quindi il suo movimento condanna il terrorismo?

In linea con il diritto internazionale e come movimento che propone la resistenza non violenta, non abbiamo mai tollerato che venissero in alcun modo toccati i civili.

Come definirebbe l'assedio di Gaza?

Ben prima dell’ultima crisi, Israele aveva imposto un blocco illegale della durata di 16 anni, aiutato dagli Stati Uniti, dall’Europa e dal regime egiziano, trasformando Gaza in una zona “invivibile”, secondo le Nazioni Unite. Un “campo di prigionia”, per usare le parole dell’ex primo ministro britannico Cameron. Sistema sanitario vicino al collasso; quasi tutta l'acqua imbevibile; circa il 60% dei bambini è anemico; ci sono problemi di crescita a causa della malnutrizione. Israele ha trasformato Gaza in un ghetto dei giorni nostri. I cui 2,3 milioni di residenti sono prevalentemente rifugiati discendenti da comunità che hanno subito massacri e subito la pulizia etnica durante la Nakba del 1948 (dall’arabo an-Nakbah, ovvero “il cataclisma”: riferito alla costituzione dello Stato di Israele e all’espulsione di 700mila palestinesi arabi, ndr). 

E si arriva al dramma di queste ore…

L’assedio totale di Israele su Gaza, con la privazione di acqua, cibo, medicine, carburante e altri bisogni umanitari essenziali, insieme al bombardamento indiscriminato di aree densamente popolate, è ciò che ha spinto lo studioso israeliano di genocidio Raz Segal, a definire le azioni di Israele a Gaza, “un caso da manuale di genocidio”.

Prima dell’attacco di Hamas, Gaza era una prigione. Ora è un cimitero. Le bombe sono israeliane. Ma la reazione era prevedibile. Probabilmente voluta, da parte di Hamas. il sacrificio imposto alla popolazione civile è immane. I palestinesi di Gaza sono ostaggio di Hamas?

Questo è un tipico cliché razzista. Israele è riconosciuto dalle Nazioni Unite come potenza occupante a Gaza. È il colonizzatore, l’oppressore. Questa affermazione razzista viene utilizzata per consentire crimini di guerra e l’attuale genocidio in corso.

Ma Hamas non ha una responsabilità? I civili di Gaza in fondo sono diventati gli scudi umani di Hamas contro la rappresaglia israeliana.

La Cisgiordania occupata è sotto il dominio nominale dell’Autorità Palestinese, che è stata credibilmente accusata di essere un subappaltatore dell’occupazione israeliana e che mantiene con essa il “coordinamento della sicurezza”. Eppure, ai milioni di palestinesi in Cisgiordania non sono mai stati risparmiati la violenza israeliana, gli omicidi, la pulizia etnica, i pogrom, l’umiliazione quotidiana, la devastazione economica, il furto di acqua e risorse naturali, le demolizioni di case, l’impoverimento. Incolpare le vittime è una cosa antica quanto il colonialismo. Incolpare i palestinesi per la nostra situazione attuale scagiona l’autore del reato. È vergognoso che coloro che ora ripetono questi luoghi comuni razzisti contro i palestinesi non abbiano imparato nulla dagli anni ’30, quando anche gli autori di orribili genocidi incolpavano le loro vittime.

Nessuno vuole incolpare i palestinesi. Ma solo Hamas. Che certo non significa tutti i palestinesi, come sembra dalle sue parole. Fatto sta che a Gaza si rischia il genocidio. Cosa dovrebbe fare la comunità internazionale per far sì che Israele ponga fine alla sua azione su Gaza?

Le richieste più urgenti ora sono un cessate il fuoco immediato, l’accesso a Gaza di aiuti umanitari salvavita e la revoca dell’assedio genocida. Perché ciò accada, gli stati devono obbligare Israele a rispettare il diritto internazionale imponendogli sanzioni mirate, come è stato fatto contro l’apartheid in Sud Africa, a cominciare da un embargo militare globale. Ma tutto questo è bloccato, come ha dimostrato ancora una volta l’ultimo veto statunitense all’ONU, da parte delle potenze occidentali.

A parte che le “potenze occidentali” Francia e Giappone hanno votato a favore il veto è stato motivato dal fatto che la risoluzione non faceva riferimento al diritto di Israele a difendersi. Non ha questo diritto?

Il diritto internazionale non conferisce a una potenza occupante il “diritto” di bombardare indiscriminatamente, affamare e privare dei bisogni fondamentali milioni di persone sotto la sua occupazione. Poiché molti esperti di diritto internazionale stanno ora mettendo in guardia dal genocidio in corso da parte di Israele a Gaza, è estremamente urgente ricordare che la Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio non consente alcuna giustificazione per il genocidio. Non può essere intrapresa come ritorsione o risposta ad atti illeciti, non importa quanto gravi. Inoltre, poiché la Striscia di Gaza mantiene lo status di “territorio occupato”, l’autodifesa non è una giustificazione. La Convenzione non ammette circostanze attenuanti per quanto riguarda gli atti che costituiscono genocidio.

Tra l’altro, lei ritiene che l’Occidente sia “complice” di questo genocidio. Però le decisioni del governo israeliano non vengono prese a Roma, Londra o Bruxelles. E nemmeno a Washington, fino a prova contraria. In realtà l’Occidente, come tutta la comunità internazionale, è molto preoccupato per quel che sta succedendo a Gaza e sta cercando di frenare Israele.

Al momento non esiste una comunità internazionale. C’è un Occidente coloniale ed egemonico e c’è il resto: la maggior parte dell’umanità. L’ipocrisia occidentale e il razzismo radicato sono sotto steroidi. L’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, che riunisce 57 stati e circa 1,8 miliardi di persone, ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna i crimini israeliani contro i palestinesi, compreso il genocidio. E condanna i doppi standard occidentali. L’Occidente applica il diritto internazionale solo contro le nazioni non bianche più deboli. Ma applica la legge della giungla per proteggere la sua egemonia imperialista. La legge della giungla non solo è immorale. È disastrosa per l’umanità, soprattutto in un momento di catastrofe climatica.

Lei considera Gaza un nuovo fronte, dopo l’Ucraina, della guerra per un “nuovo ordine globale” anti-occidentale?

Gaza sta affrontando un genocidio. Una parte del mondo, l’Occidente egemonico, sostiene il genocidio, giustificandolo con la tipica disumanizzazione, demonizzazione e razzismo contro l’ennesima popolazione “non bianca”. La maggior parte del mondo è stufo dell’ipocrisia e del razzismo occidentali e ora esprime repulsione per entrambi.

Lei ce l’ha con l’ordine internazionale liberale. Di cui ammettiamo i molti difetti ma che razzismo e colonialismo — intesi come politiche — se li è lasciati dietro da parecchi decenni. Gli Stati che vogliono distruggere questo ordine in nome del Sud globale sono spesso autoritari o totalitari. Molti non rispettano i diritti umani. L’ideologia nazionale della Russia, che del Sud del mondo vuol diventare il faro, è dichiaratamente imperialista. Crede davvero che il Sud globale faccia bene ad arruolarsi in questa guerra contro il liberalismo?

Come difensore dei diritti umani, non ho assolutamente alcun interesse a vedere i cinque secoli di egemonia brutale e genocida dell’occidente coloniale, che sta gradualmente giungendo al termine, e sostituiti da qualsiasi potere autoritario o egemonico. Sosteniamo un mondo che sradichi la povertà, l’umiliazione, così come l’ingiustizia razziale, di genere, sociale e climatica in modo che tutti possiamo vivere in libertà, giustizia e pari diritti, indipendentemente dalla nostra identità, senza oppressione e senza sottomissione nei confronti di nessuno.

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Giornalista e broadcaster. Corrispondente da Mosca a mezzo servizio (L'Espresso, Lettera 43 e altri - prima di Fanpage). Quindici anni tra Londra e New York con Bloomberg News e Bloomberg Tv, che mi inviano a una serie infinita di G8, Consigli europei e Opec meeting, e mi fanno dirigere il servizio italiano. Da giovane studio la politica internazionale, poi mi occupo di mostri e della peggio nera per tivù e quotidiani locali toscani, mi auto-invio nella Bosnia in guerra e durante un periodo faccio un po' di tutto per l'Ansa di Firenze. Grande chitarrista jazz incompreso.
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