La vendetta di Putin su UE ed Eni: “Il gasdotto South Stream non si farà”
Le sanzioni adottate negli ultimi mesi da parte dei paesi dell'Unione Europea nei confronti della Russia a causa della sua posizione sulla guerra in Ucraina non potevano non provocare pesanti conseguenze: Vladimir Putin, infatti, ha minacciato Bruxelles di annullare il progetto South Stream, il gasdotto che dovrebbe passare sul fondo del Mar Nero e collegare la Crimea con la Bulgaria, per poi arrivare nell'Europa centro-meridionale. "La Ue continua a ostacolare il progetto – ha annunciato il leader del Cremlino, in visita di stato in Turchia – se continua così porteremo il nostro gas altrove". La reazione di Putin è stata innescata dal governo bulgaro, che non ha ancora dato il via libera finale al passaggio dell'impianto sul proprio territorio nazionale: "Tenendo conto del fatto che finora noi non abbiamo ricevuto autorizzazioni dalla Bulgaria, noi crediamo che nelle condizioni attuali la Russia non possa continuare con la realizzazione del progetto".
Il cantiere per la costruzione del gasdotto tuttavia è già partito e vede l'importantissimo coinvolgimento della Saipem, società di ingegneria controllata dal colosso italiano Eni. Nel Mar Nero sono da settimane a lavoro due navi specializzate nell'applicazione delle tubature sui fondali, ma ovviamente se l'opera non potrà passare per la Bulgaria, qui Romania e Serbia, non avrà nessun senso. Di questa situazione di stallo potrebbe approfittare la Turchia: non è un caso che Erdogan abbia annunciato un aumento delle forniture dalla Russia pari a 3miliardi di metri cubi attraverso il gasdotto Blue Stream (anch'esso costruito con il coinvolgimento di Saipem). Il primo ministro turco, inoltre, ha annunciato l'intenzione di sviluppare un nuovo gasdotto lungo il confine greco-turco destinato esclusivamente "consumatori del sud Europa".
Secondo alcuni osservatori internazionali, tuttavia, le difficoltà del governo bulgaro a concedere il via libera sarebbero solo una parte del problema. Putin potrebbe mettere in campo una ritorsione nei confronti dell'UE, se quest'ultima non ritirerà le sanzioni a Mosca. Basti pensare che Gazprom fornisce all'Europa circa un terzo del gas.