La variante indiana preoccupa il Regno Unito: “Accelerare le seconde dosi o rischio nuova ondata”
La circolazione della variante indiana del Covid-19, che da oggi, secondo la nuova nomenclatura voluta dall'Oms si chiamerà "variante delta", continua a preoccupare il Regno Unito dopo l'aumento nelle ultime settimane dei contagi, legati, secondo il Ministero della Salute, fino al 75% al nuovo ceppo virale. Si ritiene che la mutazione individuata per la prima volta in India qualche mese fa sia più trasmissibile rispetto a quella del Kent e un po' più resistente ai vaccini, in particolare dopo una sola dose. Per questo, gli scienziati stanno esortando il governo ad accelerare la somministrazione delle seconde dosi e di ritardare di qualche giorno gli ulteriori allentamenti alle restrizioni, in programma il prossimo 21 giugno, nel tentativo di fermare la diffusione di nuovi casi e l'eventualità di una terza ondata della pandemia. La British Medical Association ha invitato il primo ministro, Boris Johnson, a onorare il suo impegno a revocare le misure basate su "dati, non date" e ha sottolineato che l'esecutivo dovrebbe astenersi dal dare il via libera al passaggio alla fase quattro delle riaperture "fino a che le nuove informazioni a disposizione non saranno considerate scientificamente".
"Siamo in un momento cruciale", ha affermato il presidente del consiglio della BMA, il dott. Chaand Nagpaul, che ha avvertito che una fine "prematura" di tutte le restrizioni potrebbe causare un'ondata di infezioni che "minerebbe il nostro servizio sanitario" e "annullerebbe tutti i progressi fatti per sopprimere il Covid-19. Non possiamo permetterci di ripetere gli errori del passato", ha sottolineato. Il governo, dal canto suo, non si è ancora pronunciato sulla possibilità di ritardare anche solo parzialmente gli allentamenti previsti il 21 giugno. George Eustice, ministro dell'Ambiente, ha detto lunedì alla Bbc che i tassi di infezione stanno "risalendo leggermente ma da una base comunque bassa", il che era "probabilmente prevedibile, dato che c'è un numero significativo di giovani che escono e si assembrano e che non hanno ancora avuto il vaccino".
Per l'appunto, i vaccini. Come riportato in un recente studio della Public Health England, i vaccini di Pfizer- BioNTech e AstraZeneca contro il Covid-19 sono "molto efficaci" contro la malattia sintomatica causata dalla variante indiana (B.1.617.2), ma solo dopo la somministrazione della seconda dose. Da qui la richiesta di accelerare con queste ultime. Alcuni esperti hanno chiesto di ridurre il divario tra la prima e il richiamo a otto settimane per tutti gli adulti per far fronte al numero crescente di casi. Le seconde dosi sono già state anticipate per le categorie prioritarie, che includono operatori sanitari e anziani, mentre sono stati intensificati gli sforzi per somministrare la prima dose al resto della popolazione adulta, in particolare nelle aree con alti livelli della variante indiana. Secondo il professor Lawrence Young, un virologo dell'Università di Warwick, all'inizio un intervallo di tempo più lungo tra le due dosi ha agevolato lo sviluppo di una più forte risposta immunitaria, ma ora, ha spiegato al Guardian, "l"importanza della vaccinazione completa sta diventando più evidente con i dati del mondo reale che mostrano come solo in questo modo possiamo proteggerci dall'infezione e dalla diffusione della variante indiana. Dobbiamo fare tutto il possibile per accelerare la vaccinazione".