La testimonianza: Profondamente scosso, ma la paura non deve prevalere
“Stimo molto la Francia e i francesi e sono convinto che riusciranno, con qualche eccezione, a combattere il tentativo di etichettare tutti i musulmani come terroristi e tutti gli immigrati come fonte di problemi”. Con queste parole Sergio Pierro, professionista napoletano, residente nella Capitale francese da otto anni e domiciliato in Rue Saint Sabin – a due passi dalla redazione del periodico satirico Charlie Hebdo colpito ieri dalla follia terrorista costata la vita a dodici persone -, racconta in esclusiva a Fanpage lo scenario drammatico di queste ore, i sentimenti e le speranze di una città e di un Paese feriti al cuore dalla ferocia estremista.
Dottor Pierro, com'è stato svegliarsi oggi lì a due passi dal luogo dell'attentato?
Il primo pensiero della giornata è andato senz'altro a quanto successo, lo sgomento c'era ancora, ma fortunatamente in misura minore rispetto a ieri. Immediatamente ho acceso la Tv per sapere se ci fossero stati sviluppi e quando sono sceso per andare in ufficio ho notato che la presenza di giornalisti, sul luogo dell'attentato, era ancora piuttosto ingente.
Cosa ha pensato e dove si trovava quando ha appreso dell'assalto, qual è stata la sua reazione…
Ero in ufficio e ho avuto la notizia da mia moglie che si trovava a Napoli e che, poco prima, aveva ricevuto un messaggio d'allerta dal sito di “lemonde.fr”. In un primo momento non ho realizzato bene cosa fosse successo, col passare del tempo però, a mano a mano che le notizie diventavano più dettagliate, mi sono sentito profondamente scosso. Personalmente ritengo che la sensazione di tristezza che mi ha avvolto fosse anche dovuta al fatto che il luogo teatro di tanta violenza fosse un luogo a me così familiare dove, ovviamente, mai avrei pensato potesse succedere qualcosa del genere.
L'area era presidiata prima dell'attentato? se sì in che modo?
Da un anno a questa parte, da quando cioé ci siamo trasferiti nell'attuale appartamento, sono passato spesso per il luogo dell'attentato e non ho mai visto presidi di alcun genere.
La redazione rimarrà lì, si sente meno sicuro? teme per lei o per la sua famiglia?
In alcun modo. La storia ci ha purtroppo insegnato che queste cose possono accadere ovunque, farsi prendere dalla psicosi non ha alcun senso.
Aveva mai avuto l'impressione che le minacce degli estremisti, note da tempo, potessero concretizzarsi?
Qualche avvisaglia il giornale l'aveva già avuta in passato, avevano infatti dovuto trasferirsi proprio qualche tempo fa in seguito al lancio di alcune molotov contro la vecchia sede. È chiaro che alcuni obiettivi possano essere maggiormente sensibili di altri, è altrettanto chiaro quindi che la possibilità di altri attacchi fosse stata messa in conto. Ciò che trovo encomiabile però è che, nonostante questo, il giornale abbia scelto di rimanere fedele alla propria linea senza farsi intimorire.
Crede che dopo la strage di ieri cambierà qualcosa in un paese multietnico come la Francia?
Me lo sono chiesto anch'io. Onestamente non credo. In passato ci sono stati altri episodi, non necessariamente legati ad attacchi terroristici, in cui la multietnicità del Paese avrebbe potuto essere messa in discussione, ma fortunatamente così non è stato. Stimo molto la Francia e i francesi e sono convinto che riusciranno, con qualche eccezione, a combattere il tentativo di etichettare tutti i musulmani come terroristi e tutti gli immigrati come fonte di problemi.
Qual è il sentimento nel paese ora? teme che i movimenti di estrema destra, già tornati forti, possano beneficiare ulteriormente da quanto avvenuto?
È quell'eccezione di cui parlavo poco prima. Marine Le Pen e la destra xenofoba hanno già approfittato della situazione per poter riproporre i soliti temi già noti. È chiaro che in occasioni del genere, quando la paura ha il sopravvento, i movimenti populisti hanno vita facile, in Italia ne sappiamo qualcosa.
Nei prossimi giorni ci saranno due grandi manifestazioni a Parigi contro il terrorismo, cosa ne pensa di questa divisione e parteciperà ad una di queste?
Credo che l'idea di fare due manifestazioni differenti sia sbagliata. Credo che in un momento del genere, proprio come auspicato ieri da Hollande, intervenuto subito dopo l'attentato, la forza di un Paese che si sente colpito sia quella dell'unità. Un'immagine di un paese intero che manifesta contro un obiettivo comune è un immagine forte che sta a significare, come leggevo ieri, che per dodici morti ci sono 66 milioni di feriti. Ad ogni modo, immagino che parteciperò alla manifestazione, mi sento molto vicino al popolo francese e mi sento ferito anch'io.