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La Svezia del no lockdown cede al Coronavirus: boom di contagi e scuole chiuse fino a gennaio

La Svezia, unico paese europeo a non introdurre il lockdown per fermare i contagi da Coronavirus, ha dovuto cedere all’incalzare della pandemia: dopo aver introdotto le prime misure restrittive a ottobre, ha annunciato oggi che le scuole superiori chiuderanno dal 7 dicembre fino al 7 gennaio. Crollo della fiducia nel governo guidato da Stefan Löfven.
A cura di Ida Artiaco
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Dopo mesi in cui ha rivendicato la sua decisione di non imporre nessun tipo di blocco per fermare la trasmissione del virus, la Svezia ha dovuto cedere a Covid-19. L'obiettivo di raggiungere l'immunità di gregge senza lockdown sta costando caro al governo di Stoccolma: negli ultimi giorni si sta registrando un vero e proprio boom di nuovi contagi e di decessi, basti pensare che solo oggi sono stati segnalati rispettivamente 6.485 nuove infezioni e altri 33 morti. Il che ha spinto il primo ministro Stefan Löfven ad annunciare la chiusura delle scuole superiori dal 7 dicembre fino a fine anno. Una decisione che solo qualche settimana fa sarebbe stata impensabile.

"Abbiamo preso questa decisone per avere un effetto di rallentamento sulla diffusione della malattia", ha detto Löfven, aggiungendo che la misura "non è una pausa prolungata per le vacanze invernali. Di certo sarà fondamentale come trascorreremo il Natale per capire l'evoluzione dell'epidemia". Dunque, le scuole superiori in Svezia passeranno alla didattica a distanza dalla prossima settimana almeno fin al 6 gennaio, poi si deciderà il da farsi sulla base della situazione epidemiologica. I cittadini, per altro, sembra che non stiano prendendo bene queste ultime novità. Secondo gli ultimi sondaggi, il sostegno al governo e la fiducia dell'opinione pubblica nella capacità delle autorità di gestire la crisi da Coronavirus stanno crollando. In particolare, il partito di sinistra del premier è sceso di quasi cinque punti percentuali da maggio, segno che gli svedesi sono sempre meno convinti dalla strategia del paese di affrontare la pandemia. Più dell'80% degli intervistati ha affermato di essere "un po'" o "molto preoccupato" sulle capacità del servizio sanitario nazionale di affrontare la sfida posta dal virus.

"È abbastanza chiaro che l'aumento del tasso di infezione, combinato con le misure adottate dalle autorità, ha portato a un forte aumento della preoccupazione", ha detto al quotidiano Dagens Nyheter Nicklas Källebring dell'agenzia Ipsos. L'approccio leggero della Svezia, che unica in Europa ha evitato qualsiasi forma di blocco, si è concentrato sul chiedere piuttosto che ordinare alle persone di osservare volontariamente le raccomandazioni sull'igiene e le distanze. Negozi, bar e ristoranti sono rimasti aperti e le mascherine non sono mai state obbligatorie se non all'interno degli ospedali. "Abbiamo chiaramente un'ampia diffusione dell'infezione, che tutti dobbiamo aiutare a tenere sotto controllo", ha detto Anders Tegnell, tra i maggiori epidemiologi del Paese. Ed anche se da ottobre sono entrate in vigore alcune misure restrittive, come il limite di incontri fino a otto persone e il divieto di vendere alcolici a bar e ristoranti dopo le 22 fino a febbraio, Löfven ha ribadito che il governo ancora "non crede in un blocco totale", ritenendo che "le misure che abbiamo preso siano appropriate".

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