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La strage al college cristiano di Oakland è stata “un’esecuzione”

Lo dice la polizia il giorno dopo la cattura del coreano accusato dell’uccisione di sette persone alla “Oikos University”. Cercava un’impiegata della scuola, non trovandola ha ordinato agli studenti di allinearsi al muro e, a sangue freddo, li ha uccisi.
A cura di Susanna Picone
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Lo dice la polizia il giorno dopo la cattura del coreano accusato dell’uccisione di sette persone della “Oikos University”. Cercava un’impiegata della scuola, non trovandola ha ordinato agli studenti di allinearsi al muro e, a sangue freddo, li ha uccisi.

Emergono nuovi dettagli sulle motivazioni della strage compiuta ieri in un college della California: l’uomo che ha sparato all’improvviso nell’università cristiana “Oikos University” di Oakland, uccidendo sette persone in realtà ne cercava una sola da “punire”. Il suo obiettivo era un’impiegata dell’amministrazione della scuola, non trovandola, ha scaricato la sua follia omicida su altre persone, a questo punto scelte a caso. È quanto emerge, il giorno dopo l’orrore, dalle dichiarazioni degli inquirenti che, oltre a far sapere quale doveva essere il vero bersaglio del killer, arrestato qualche ora dopo la strage, hanno anche dichiarato che la stessa sparatoria sarebbe stata, in realtà, una vera e propria “esecuzione a sangue freddo”.

Il killer era arrabbiato nei confronti della scuola e degli studenti – Il capo della polizia di Oakland, Howard Jordan, ha fornito dei dettagli che descrivono l’orrore della strage avvenuta nel college cristiano: dalle ricostruzioni fatte sembra che il killer, non trovando il suo obiettivo, ha prima aperto il fuoco contro una segretaria, poi ha ordinato ad altri studenti di allinearsi contro un muro uccidendoli uno alla volta. Era arrabbiato sia nei confronti del college (che in passato aveva chiesto al coreano di allontanarsi dalla scuola a causa dei suoi “problemi comportamentali”), sia nei confronti degli alunni della stessa scuola colpevoli di mancargli di rispetto “e cose del genere” quando lui era uno studente come gli altri. Avrebbe dunque compiuto la sua esecuzione al muro poi sarebbe uscito fuori, avrebbe ricaricato la sua arma per tornare dentro e continuare a sparare contro tutti quelli che si trovava di fronte.

Sette le sue vittime, sei donne e un uomo di un’età compresa tra i 21 e i 40 anni, di diverse nazionalità, fra cui la Corea, il Nepal, la Nigeria e le Filippine. Tre i feriti trasportati in ospedale. L’uomo che, dopo la strage, è stato fermato dalla polizia, si chiama One Goh, ha 43 anni ed è un coreano che, appunto, in passato ha frequentato la Oikos University. È accusato di aver compiuto il tremendo delitto ma, secondo quanto si apprende ancora dal capo della polizia, non avrebbe dato “alcun segno di rimorso” per i gesti compiuti mostrandosi, interrogato dalle forze dell’ordine, “molto calmo e collaborativo”.

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