La storia di Michael, che ha fatto da scudo alla sua ragazza durante l’attacco al Bataclan
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“Le ho detto ‘ti amo’, preparandomi a morire. Lei mi ha risposto ‘no, noi non moriremo qui’”. È questo il passaggio più toccante del lungo racconto che Michael O’Connor, un trentenne britannico, affida alle pagine del Mirror. Il giovane, in compagnia della sua fidanzata Sara, era come tanti altri al concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan di Parigi, il luogo messo a ferro e fuoco dai terroristi e teatro del massacro più grave della notte del 13 novembre.
“A un certo punto abbiamo visto due ragazzi avanzare dal fondo dell’arena con in mano dei kalashnikov, forse degli AK 47”, racconta Michael, aggiungendo: “Hanno cominciato a sparare sulla folla, senza dire nemmeno una parola”. A quel punto è stato il caos, con persone che cercavano disperatamente di fuggire e i primi corpi stesi a terra: “Sono riuscito a vedere in faccia uno dei terroristi, mi sembrava anche molto giovane, ma la confusione era enorme; loro continuavano a sparare e intorno vi era solo sangue; li abbiamo visti ricaricare più volte i loro mitra e ricominciare a sparare”.
Ad un tratto, non riuscendo ad allontanarsi, Micheal ha preso una decisione: proteggere la sua ragazza, a costo della sua stessa vita. Lo racconta lui stesso: “Ho pensato che stavo per morire, anche se non sapevo da dove sarebbe arrivato il colpo fatale. C’erano feriti e morti intorno a noi. Ho preso la mia ragazza e le ho detto che l’amavo. Non sapevo cosa fare, così mi sono steso sul corpo di Sara per proteggerla”. Assieme a molti altri, Michael ha cercato di rimanere immobile, “in modo da non attirare l’attenzione dei terroristi”. Poi il blitz delle teste di cuoio e la liberazione degli ostaggi, con Michael e Sara ancora a terra, abbracciati.
Ora il ragazzo è sano e salvo, ma non dimenticherà mai quanto accaduto: “Ciò che vogliono i fondamentalisti è terrorizzarci. No, non sono musulmani, sono delle bestie, non possono definirsi esseri umani”.