La storia di Leidy Yenny Justiniano Roca, la bambina di 4 anni scomparsa dopo un pomeriggio all’asilo
Leidy Yenny Justiniano Roca aveva quattro anni e mezzo quando scomparve dalla scuola materna "Club de Leones" di Santa Cruz, in Bolivia, lunedì 5 marzo 1990. Da allora sua madre, Norma Roca Moron, non ha mai smesso di cercarla ed è convinta che un giorno la riabbraccerà. Ripercorriamo insieme tutta la sua storia.
Il giorno del rapimento
La vita di Norma Roca Moron è cambiata dopo il rapimento di sua figlia. Ha raccontato che quel lunedì 5 marzo 1990 aveva lasciato Leidy Yenny nella scuola materna situata in via La Paz, a Santa Cruz de la Sierra. Prima di andarsene aveva atteso per circa quaranta minuti Kitty, la nuova compagna del padre di sua figlia. Lo aveva fatto fino alle 14:40. Quest’ultima le avrebbe dovuto dare alcuni materiali scolastici da consegnare alle maestre.
La donna però non si presentò e Norma si recò a lavoro, in un posto vicino all'istituto frequentato da Leidy Yenny Justiniano Roca. Per poi tornare a prendere quest’ultima intorno alle 16:05 di quel 5 marzo. La piccola, però, non c'era più. Norma chiese all'insegnante, al portiere, alla tata, ma nessuno sapeva dove fosse finita Leidy Yenny Justiniano Roca.
Secondo quanto ricostruito dalla madre, la bambina non era solita uscire dal giardino d'infanzia e solitamente aspettava sua madre sugli scivoli o sulle altalene. Anche l’insegnante confermò di averla vista giocare qualche manciata di minuti prima proprio in quel luogo. Ma all’arrivo di Norma era come se si fosse volatilizzata nel nulla. Proprio come wonder woman, il suo cartone animato preferito .
I primi sospetti della madre di Yenny
Dopo averla cercata inutilmente in tutta la scuola, Norma Roca Moron si avvicinò di nuovo all'insegnante per chiederle se Kitty avesse consegnato direttamente a lei i materiali scolastici. Tuttavia, l'insegnante le fece sapere che quel pomeriggio nessun genitore aveva lasciato oggetti e mostrò il suo registro come prova. Norma tornò allora nel suo ufficio dove un collega le comunicò che Kitty era entrata da sola e aveva lasciato un anello. E solamente quello. Nella disperazione più totale, la donna tornò a casa propria nella speranza che qualcuno avesse accompagnato sua figlia. Ma lei non era neppure lì.
Quindi, non le rimase altra scelta se non quella di recarsi a casa del padre della bambina, distante circa dieci chilometri. Arrivata a destinazione, i vicini di casa le riferirono di non aver visto né Marcos né sua figlia per tutto il pomeriggio.
Le ricerche disperate di Yenny
La madre angosciata percorse diverse strade alla ricerca della sua piccola e bussò alle porte di stazioni radio e canali televisivi per segnalare la scomparsa. Di sera, tornò all'abitazione di Marcos e intorno alle 22:30 ebbe con lui e la compagna un primo confronto. Kitty disse di aver consegnato il materiale scolastico all'insegnante e di essere poi andata via senza aver visto la bambina. Tuttavia, Norma sapeva già che quel materiale non era mai arrivato nelle mani dell'insegnante e che la matrigna stava mentendo. Questa non fu l'unica contraddizione del racconto.
Il presunto coinvolgimento dei familiari nel rapimento
Norma Roca Morin ebbe fin da subito il sospetto che Kitty Espinoza P., la matrigna di Leidy Yenny, avesse pianificato il rapimento di sua figlia. Un sospetto che, però, non è mai stato provato in tribunale. Secondo lei la donna, deceduta nel 2012, non avrebbe però agito da sola. Ma in complicità con Marcos e Sonia, rispettivamente il padre e la zia paterna della scomparsa. Questi ultimi, infatti, non avrebbero mai mostrato negli anni un briciolo di disperazione o preoccupazione. E soprattutto mai si sono mobilitati per trovare la bambina.
Un ragazzo che lavorava per il padre di Yenny aveva rivelato nell’immediatezza che Kitty gli aveva offerto denaro per portargli la minore e, in un'altra occasione, per aggredire Norma quando avesse ricevuto denaro per l’assistenza familiare.
Nonostante queste incongruenze, dopo qualche mese di detenzione, il giudice rilasciò Kitty, che fu anche l’unica sospettata, fissando una cauzione finale di soli cento boliviani. Verosimilmente per mancanza di prove.
Le nuove segnalazioni e il test del Dna
Norma Roca Moron non si è mai arresa e dal lontano 1990 combatte per riportare sua figlia a casa. Da ventitré anni si è trasferita in Italia. Da quando Leidy Yenny Justiniano Roca è scomparsa diverse sono state le segnalazioni. Fra queste, tre sono state le comparazioni genetiche effettuate in seguito all’age progression. L’ultima risale alla scorsa settimana, come mostrato dalla trasmissione televisiva "Chi l’ha visto?". Difatti, Norma era stata contattata qualche tempo fa da una ragazza sudamericana che pensava di essere sua figlia. Ma, purtroppo, ancora una volta, l’esito è stato negativo.